Lo scambio Intercultura negli Stati Uniti, per Samantha Cristoforetti, ha costituito una vera e proprio svolta: “Non soltanto ho vissuto per un anno in una cultura diversa, ma per la prima volta mi sono trovata a vivere con ragazzi e ragazze di tutto il mondo. I miei orizzonti si sono ampliati in modi che non avrei mai immaginato” e “questa competenza, che ho sviluppato da liceale, mi ha aiutata nel percorso professionale,” racconta in una intervista al Corriere della Sera. “Per una passione come la mia, quello era il centro di gravità, la materializzazione dei miei interessi, dal programma spaziale alla fantascienza, dalla lingua inglese alle tecnologie all’avanguardia. A St. Paul, nel Minnesota, ho anche avuto modo di partecipare a uno ‘Space Camp’: corsi e simulazioni che mi hanno fatto toccare con mano, per una settimana, quello che un giorno si sarebbe trasformato nella mia quotidianità“. “Nel 2009, quando sono stata selezionata per entrare a far parte del corpo astronauti dell’Agenzia spaziale, con me c’erano altri 5 giovani europei. Venivamo da luoghi diversi ma avevamo qualcosa in comune, che andava al di là della grande passione per lo Spazio: avevamo tutti vissuto, lavorato o studiato in Paesi diversi dal nostro. Avevamo consolidato quelle competenze interculturali che partono dalla consapevolezza che le abitudini si possono cambiare“. La prima astronauta italiana ha imparato in quell’occasione “la versatilità, riuscire ad adattarmi a ogni nuova situazione. E a relativizzare, capire che non devi rimanere legato alle piccole abitudini di casa. Superare a 17 anni lo shock provocato dall’impatto con una cultura diversa mi ha fatta crescere, mi ha dato una visione più multiforme della realtà“.