Taranto, emissioni industriali: i bimbi nei quartieri a rischio si ammalano di più

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C’è una relazione causa-effetto tra le emissioni industriali e il danno sanitario nella città di Taranto: è quanto emerge da uno studio epidemiologico, commissionato della Regione Puglia, sullo stato di salute delle persone residenti nei comuni di Taranto, Massafra e Statte che ha visto la collaborazione del Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio, della Asl della città jonica, di Arpa e Ares Puglia. La valutazione è stata presentata oggi alla Regione dal presidente Michele Emiliano, dal direttore del Dipartimento Promozione della salute Giovanni Gorgoni, dal commissario di Ares Giancarlo Ruscitti, dal dirigente del Dipartimento di epidemiologia Regione Lazio Francesco Forastiere. Dal monitoraggio emerge un dato del +24% di ricoveri per malattie respiratorie dei bambini residenti nel quartiere Tamburi e del +26% per i bambini del quartiere Paolo VI, quelli più a ridosso della zona industriale dove si trovano l’Ilva e altre aziende. L’esposizione alle polveri industriali è responsabile di un +4% di mortalità, in particolare +5% per tumore polmonare, +10% per infarto del miocardio. Per effetto dell’anidride solfororsa si registra il +9% di mortalità, in particolare +17% di mortalità per tumore polmonare, +29% per infarto del miocardio. Entrambi gli agenti inquinanti sono secondo questo studio responsabili di nuovi casi di tumore del polmone tra i residenti (+29% le polveri, +42% l’SO2). Il possibile danno sulla salute è stato valutato considerando l’insorgenza di patologie o il loro aggravamento tale da comportare un ricovero ospedaliero o, addirittura, la morte. In questo studio sono stati valutati gli effetti delle esposizioni ambientali e occupazionali sulla mortalità/morbosità della popolazione residente utilizzando il disegno epidemiologico della coorte residenziale (la coorte, in epidemiologia, indica un insieme di individui di una popolazione predefinita, caratterizzati dall’aver sperimentato una stessa condizione in un periodo definito e poi seguiti nel tempo). La coorte in studio è costituita dalle 321,356 persone, residenti tra il 1 gennaio 1998 ed il 31 dicembre 2010 nei tre comuni. Sono stati utilizzati gli archivi anagrafici comunali per l’arruolamento delle coorti dei residenti, il Registro Regionale delle Cause di Morte, le Schede di Dimissione Ospedaliera e il Registro Tumori di popolazione. Tutti i soggetti sono stati seguiti fino al 31 Dicembre 2014, oppure fino alla data di morte o di emigrazione. Ad ogni individuo della coorte, sulla base dell’indirizzo di residenza, sono stati attribuiti gli indicatori della esposizione alla fonte di inquinamento presente nell’area utilizzando i risultati di modelli di dispersione in atmosfera degli inquinanti scelti come traccianti (PM10 ed SO2: polveri sottili e anidride solforosa). L’esposizione individuale dei soggetti della coorte è stata ricostruita a partire dal 1965 (anno di avvio dell’impianto siderurgico) al 2014 integrando i risultati del modello di dispersione con i dati effettivi di produttività Ilva, i dati quinquennali di emissioni dall’impianto (fonte Ispra), e la storia residenziale individuale. Per ciascun soggetto della coorte si è resa dunque disponibile un’esposizione relativa a ciascun anno di residenza. I dati derivanti dallo studio campionario ‘Passi’ sono stati utilizzati per verificare l’ipotesi che fattori di confondimento legati alle abitudini individuali (ad esempio il fumo di sigarette, l’alcol) potessero essere responsabili dei risultati ottenuti. E stata infine analizzata la coorte di Taranto per il periodo 2008-2014 per verificare la relazione tra i cambiamenti temporali delle esposizioni ambientali e i cambiamenti temporali della mortalità. Nello STUDIO l’esposizione a PM10 (polveri) e SO2 (anidride solforosa) di origine industriale è associata a un aumento della mortalità per cause naturali, tumori, malattie cardiovascolari e renali dei residenti. All’aumento di 10 nanogrammi al metro cubo del PM10 di origine industriale, a parità di età, genere, condizione socio-economica e occupazione, si è osservato un aumento del rischio di mortalità per cause naturali pari al 4%; per l’esposizione a SO2 di origine industriale l’incremento di rischio è del 9%. Per entrambi gli inquinanti si è osservata anche una associazione con la mortalità per cause tumorali (ad esempio il tumore del polmone +5% per il PM10 e + 17% per SO2) e per le malattie dell’apparato cardiovascolare, in particolare si è osservato un eccesso importante per gli eventi coronarici acuti (infarto del miocardio e angina instabile). Un aumento di rischio si è osservato anche per le malattie dell’apparato renale. Tra i residenti nell’area di Taranto si è osservata una associazione tra gli stessi inquinanti e il ricorso alle cure ospedaliere per molte delle patologie analizzate. In particolare, per effetto del PM10 e SO2 (per incrementi di 10 nanogrammi al metro cubo delle concentrazioni) sono stati osservati eccessi per malattie neurologiche, cardiache, infezioni respiratorie, malattie dell’apparato digerente e malattie renali. Le gravidanze con esito abortivo sono associate all’esposizione a SO2 delle donne residenti. Tra i bambini di età 0-14 si sono osservati eccessi importanti per le patologie respiratorie, in particolari tra i bambini residenti a Tamburi si osserva un eccesso di ricoveri pari al 24%, tra quelli di Paolo VI +26%. L’incidenza tumorale è associata nel periodo 2006-2011 all’esposizione agli inquinanti studiati. L’aumento del rischio raggiunge la significatività statistica per tumore del polmone (+29% per esposizione a PM10, + 42% per SO2). (AdnKronos)

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