La storia sismica dell’Appennino Centrale è sempre stata molto movimentata. All’inizio del 1700 ci fu un periodo particolarmente turbolento, ancora oggi ricordato grazie alle numerose testimonianze che sono arrivate fino ai giorni nostri.
Tutto iniziò nell’ottobre del 1702, quando forti scosse colpirono la stessa area devastata in questi giorni dal terremoto. Venne colpita particolarmente Norcia, ma la scossa ebbe risentimento importante in tutta l’Italia centrale. Le scosse di terremoto andarono avanti per tutto l’autunno, anche se con magnitudo inferiori a quelle registrate in questi giorni. Fu all’inizio del 1703 che la situazione iniziò a farsi pesante: Il 14 gennaio del 1703 un terremoto di magnitudo Richter 6.9 sconvolgeva l’area colpita nel passato agosto, a cavallo fra Lazio, Umbria e Marche: l’ epicentro nei pressi di Cittareale. Ci furono moltissime vittime a Montereale, Paganelli, Chiavano, Opagna, ed anche nei paesi colpiti pochi mesi fa, fra cui Accumoli ed Amatrice.
Non era finita purtroppo. Pochi giorni dopo, il 2 febbraio 1703, avveniva il Grande Terremoto dell’Aquila: un sisma di magnitudo stimata in 6,7 Richter, molto più forte di quello catastrofico del 6 aprile 2009. Stavolta il terremoto aveva colpito un’area più meridionale rispetto a quella interessata nei mesi precedenti. Le vittime furono migliaia: molte di queste si trovavano in chiesa al momento della scossa. Centinaia morirono sotto le macerie della basilica di San Domenico in L’Aquila, le cui capriate cedettero in pieno svolgimento della messa di mezzogiorno.
Passarono solo tre anni da quell’immenso dramma, quando la terra tornò a tremare, stavolta più a sud, ma sempre lungo l’Appennino centrale. Era la volta del grande terremoto della Maiella, avvenuto il 3 novembre del 1706. magnitudo momento 6.8, migliaia di vittime.
Per approfondire il passato sismico dell’Italia, è consigliabile – oltre al materiale disponibile sul blog dell’INGV – la consultazione del Catalogo Parametrico dei terremoti italiani disponibile a questo link.