I due terremoti avvenuti ieri sera nel Centro Italia, proprio come accaduto due mesi prima in occasione dell’evento sismico di Amatrice, sono stati avvertiti distintamente a Roma. Nella città si è avuto un risentimento del IV grado nella scala MCS, abbastanza da creare forte apprensione e far scendere in strada molte persone.
Ma qual’è la pericolosità sismica a Roma? Ed il rischio sismico? (Ricordiamo la differenza fra questi due termini).
Roma sorge in un’area dove avvengono terremoti, ma tutti di magnitudo medio-bassa e con bassa frequenza: per questo non può essere considerata una città con elevata pericolosità sismica. Le aree più sismiche sono quelle del sud, perché vicine ai Colli Albani, dove è presente una discreta attività sismica legata al vulcanismo di quest’area. Qui però i terremoti hanno solitamente magnitudo medio-basse: è molto raro che avvengano terremoti di magnitudo Richter superiore a 4.0.
Roma quindi non è sede di eventi sismici importanti, capaci di creare danni. La città è però esposta ai terremoti forti che avvengono sull’Appennino. Bisogna considerare che alcune aree molto sismiche dell’Appennino sono situate a poche decine di chilometri dalla città. Nella sua lunga storia Roma ha sofferto danni in occasione di terremoti importanti avvenuti sull’Appennino centrale. Le aree della capitale più esposte sono quelle situate ad est – perché più vicine all’Appennino – ma soprattutto i quartieri costruiti sui sedimenti alluvionali del fiume Tevere e del fiume Aniene. È risaputo infatti che i sedimenti alluvionali contribuiscono all’amplificazione delle onde sismiche. E buona parte dei quartieri di Roma sorge su sedimenti recenti del Tevere, in grado quindi di amplificare anche di molto le onde sismiche.
Proprio per sottolineare la maggior pericolosità sismica dei quartieri meridionali ed orientali di Roma, nella classificazione sismica nazionale sono state create delle sotto-aree: la capitale è stata fatta ricadere in parte in una sotto-categoria della Zona 3 (Zona 3A), ed in parte in una sotto-categoria della Zona 2 (zona 2B). Inoltre la suddivisione sismica è stata fatta sulla base dei Municipi, vista la grande estensione del territorio comunale. Si può consultare a questo link la propria zona sismica. Tuttavia attenzione alle aree suscettibili di amplificazione: proprio per questo si sta lavorando alla microzonazione sismica del territorio.
Il rischio sismico, a differenza della pericolosità, non prende in considerazione solo la probabilità che un terremoto avvenga, ma anche i danni che ci si attendono da un suo verificarsi. E in questo caso Roma, seppur non esposta come le città appenniniche del Centro Italia quali L’Aquila, Rieti e Terni, si mostra vulnerabile.
Innanzitutto per via del suo antichissimo patrimonio architettonico, spesso composto da edifici che hanno più di duemila anni di storia. In occasione di forti terremoti sull’Appennino, le antiche vestigia di Roma Antica sono state sempre danneggiate, e portano i segni di questi danneggiamenti. Il caso più eclatante è il Colosseo, di cui si conserva solo una parte a causa dei crolli del passato dovuti ad eventi sismici.
In secondo luogo è emerso negli ultimi anni un problema di vulnerabilità degli edifici costruiti dagli anni ’50 in poi. Una vulnerabilità che si è fatta ancora più palese dopo gli eventi di questo 2016: dapprima il crollo di un edificio al Flaminio nel gennaio scorso, dovuto a lavori mal eseguiti, poi il crollo parziale di una palazzina a Roma Nord per fughe d’acqua. Sebbene questi eventi siano stati causati da azioni dell’uomo, hanno svegliato una certa attenzione verso la stabilità degli edifici costruiti prima degli anni ’70. Si è tornato a parlare del fascicolo di fabbricato e della necessità di una importante opera di controllo sugli edifici, per abbassarne la vulnerabilità: è questo infatti l’unico modo possibile di ridurre il rischio sismico della capitale.
Riassumendo quindi, anche se Roma non si trova in area altamente sismica, è vulnerabile ai forti terremoti che avvengono sull’Appennino. Quanto più forti e vicini alla capitale essi siano, quanto più vulnerabile si mostra la città. Il dato preoccupante è che l’ultimo evento molto forte avvenuto vicino Roma è il terremoto di Avezzano del 1915: a quel tempo però la città era ancora molto modesta come dimensioni, e non esistevano le sterminate periferie oggi presenti. Il tema della vulnerabilità degli edifici romani sta diventando sempre più di attualità dopo i crolli parziali avvenuti in questo 2016.