Uragano Matthew: come si definisce un uragano e perché si chiama così?

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In queste ore la zona dei Caraibi è sconvolta da uno dei peggiori uragani della storia recente, sicuramente il più forte degli ultimi dieci anni: l’uragano Matthew. Ma cosa significa il termine uragano, e quali caratteristiche deve avere questo tipo di ciclone tropicale per chiamarsi così?

Innanzitutto, il termine uragano (hurricane in inglese), viene da una parola usata dagli indigeni delle isole caraibiche, ben prima dell’arrivo dei conquistadores spagnoli. Significava “il Dio delle tempeste”, e del resto non poteva essere altrimenti. Quella parola venne poi presa dagli spagnoli e infine dagli anglo-sassoni.

Dal punto di vista della definizione invece, un uragano è un ciclone tropicale. Il termine “uragano” è usato soltanto per i cicloni tropicali che si sviluppano nell’oceano Atlantico: nel Pacifico infatti si usa il termine “tifone” mentre in India si usa “ciclone”. Altri termini sono usati in altre aree del mondo per indicare lo stesso fenomeno.

La scala di Saffir-Simpson espressa in miglia per ora

I cicloni tropicali si misurano con la scala Saffir-Simpson, un sistema di misurazione che prende in considerazione la velocità continua del vento rilevata a 10 metri di altezza. La scala usata è divisa in due sezioni: nella prima sezione vi sono le tempeste, classificate sulla base di una velocità del vento inferiore a 118 km/h.

Una volta superata questa velocità si entra invece nella sezione degli uragani, che sono quindi cicloni tropicali con velocità del vento superiore a 118 km/h. Essi sono suddivisi a loro volta in cinque categorie. Si va dalla categoria 1 alla categoria 5: quest’ultima – quella raggiunta da Matthew o dal famoso uragano Katrina del 2005, per intenderci – è quella associata a cicloni tropicali catastrofici, che hanno velocità superiori ai 250 km/h. Dalla categoria 3 in poi si parla di uragani devastanti.

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