Sul ‘volto’ del secondo pianeta del Sistema Solare scorre la lava. E’ quanto affermano gli esperti dell’agenzia spaziale tedesca DLR in uno studio appena presentato a Pasadena (California), nel corso di un appuntamento congiunto dedicato ai pianeti, il 48° meeting dell’American Astronomical Society– Division for Planetary Sciences e l’11° congresso European Planetary Science.
Il punto di partenza degli scienziati – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – è stata la messa di dati sulla superficie e sull’atmosfera di Venere, raccolti dalla missione ESA Venus Express, terminata nel dicembre 2014 (immagine in basso a destra).
In particolare, è stata impiegata la mappatura dell’emisfero meridionale del corpo celeste, realizzata al vicino infrarossodallo spettrometro VIRTIS (Visible and InfraRed Thermal Imaging Spectrometer), uno degli strumenti che hanno rappresentato il contributo italiano alla missione e che hanno visto l’impegno dell’ASI e dell’INAF.
Per migliorare la risoluzione delle immagini, limitata dalla spessa coltre che avvolge Venere, i planetologi della DLR hanno utilizzato dei modelli numerici con cui si sono particolarmente concentrati sulla sommità e sul versante orientale del vulcano Idunn Mons (immagine in alto – credits: NASA/JPL-Caltech/ESA).
‘Battezzato’ con il nome di una divinità della mitologia norrena, il vulcano ha un diametro massimo di 200 chilometri e, in base allo studio condotto, appare in attività.
I ricercatori, infatti, analizzando le anomalie nell’emissività e sperimentando differenti scenari, hanno individuato tracce di flussi di lava sulla cima dell’Idunn Mons e sul suo fianco est. I segni, in termini di tempo geologico, sembrano piuttostorecenti.
Per lo studio sono state utilizzate anche le immagini radar della missione Magellan della NASA, in orbita intorno a Venere tra il 1990 e il 1994. La combinazione di dati di due differenti missioni – Venus Express e Magellan – ha consentito al gruppo di ricerca di disporre di una mappatura geologica ad alta risoluzione della superficie di Venere.
Il nuovo studio, secondo gli autori, può schiudere ulteriori prospettive per le esplorazioni di Venere ‘in cantiere’ come ad esempio le due proposte di missione VERITAS ed EnVision M5, presentate rispettivamente nell’ambito del programma Discovery della NASA e in quello M5 Medium-size mission dell’ESA.