Il 14 novembre del 1963, l’equipaggio di un peschereccio salpato dall’arcipelago delle isole Vestmann, al largo dell’Islanda, osservò una colonna molto alta di fumo nero elevarsi dalla superficie marina. Si trattava di colonne altissime di cenere. Era in corso una violentissima eruzione vulcanica.
Probabilmente l’eruzione era iniziata alcuni giorni prima, sul fondale marino che in quel punto non superava i 130 metri. Quel giorno però, il vulcano sottomarino era emerso dalla superficie dell’acqua, con esplosioni violentissime caratterizzate da emissione di gran quantità di ceneri. Il nuovo vulcano venne chiamato Surtsey, in onore al dio del fuoco della mitologia scandinava.
L’eruzione continuò ad essere caratterizzata da esplosioni molto violente per diversi giorni, ed il 24 novembre la nuova isola misurava già 900 metri per 650 metri.
La violenza delle esplosioni era dovuta all’interazione fra il magma e l’acqua dell’Oceano. Un simile comportamento può essere confrontato con quello (frequentemente osservabile in casa) dell’olio bollente che entra in contatto con l’acqua fredda: si ha un’esplosione, dovuta alla forte differenza termica (l’olio d’oliva bolle a 300°C). I sedimenti lasciati da queste eruzioni (che i vulcanologi chiamano “freatomagmatiche” proprio perché caratterizzate dall’interazione esplosiva acqua-magma) erano incoerenti, per lo più ceneri e materiale roccioso sciolto, il che facilitò l’erosione del mare.
Le eruzioni più lente, di tipo maggiormente effusivo, iniziarono anche a produrre un tipo di deposito vulcanico più duro e omogeneo, che costituì un ulteriore rinforzo per l’isola, mettendola al riparo da una facile erosione. Le eruzioni effusive continuarono fino al 1965, quando ormai Surtsey aveva raggiunto un’area di 2,5 km2. A distanza di tanti anni dall’ultima eruzione, l’isola ha perso quasi la metà della sua antica superficie, e perde ogni anno circa 1 ettaro di territorio.
Oltre a diventare un importante modello vulcanico di eruzione freatomagmatica (le eruzioni di quel tipo vengono infatti anche chiamate “surtseyane”) Surtsey è stato anche un importantissimo laboratorio per lo studio della biocolonizzazione di un nuovo territorio. Dall’iniziale assenza di forme di vita si passò a forme microbiche e successivamente a muschi e licheni, alcune specie di piante ed uccelli.