3 novembre 1706, il terremoto della Maiella sconvolge l’Appennino centrale: ricordare per prevenire

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Il 3 novembre del 1706, un terremoto di magnitudo 6.8 Richter (secondo il catalogo parametrico dei terremoti storici dell’INGV) sconvolse l’Italia centrale. L’epicentro venne localizzato sulla Majella, imponente massiccio calcareo che si erge a sud del Gran Sasso, nel cuore dell’Appennino abruzzese. Fu l’ennesimo grande evento sismico del periodo 1702-1706, quattro anni durante i quali l’Appennino centrale venne sconvolto da una serie di fortissimi terremoti. 

La scossa produsse danni gravissimi nella Valle Peligna e sul versante chietino. A Lama dei Peligni, Manoppello, Palena (sul versante est della Majella) si raggiunse una intensità dell’XI grado nella scala Mercalli. Anche Sulmona ricevette danni ingenti (X grado), e nella sola città morirono circa 1150 persone. Ad aggravare il bilancio di morti e feriti, fu una seconda forte scossa che ebbe luogo la notte del 4 novembre. L’epicentro di questa fu leggermente più a sud, e provocò nuovi ingenti danni.

Il terremoto del 1706 produsse danni gravissimi a Cansano (rasa al suolo), Prezza, Raiano, Vittorito, Roccacasale, Salle, Tocco da Casauria, Rivisondoli, Roccaraso, Palena (dove morirono in 300 su una popolazione di 450 persone), Lettopalena, Lama dei Peligni, Fara San Martino e molti altri borghi.

maiella_terremoto1706In ognuno di questi paesi ci furono decine e talvolta centinaia di morti, e alla fine il conto totale delle vittime del sisma fu di circa 2400. I danni furono gravi anche per altri paesi più lontani, fino al Lazio ed al Molise, dove crollarono antichi edifici, castelli e chiese. La scossa venne avvertita con forza in tutto il centro Italia (a Roma, secondo le ricostruzioni -catalogo parametrico INGV- l’intensità MCS arrivò al V grado, proprio come accaduto per la scossa del 30 ottobre scorso).

La scossa colpì duramente anche L’Aquila, ma gli effetti furono ben ridotti perché tre anni prima un fortissimo terremoto l’aveva già distrutta. Sulmona, che fino ad allora era nota come la “Siena d’Abruzzo” per il suo patrimonio artistico, perdette i 2/3 degli edifici e buona parte del suo centro storico medievale.

L’area Peligna venne interessata più recentemente da un nuovo forte sisma, nel 1933. Anche stavolta l’epicentro fu nella zona della Majella. A preoccupare i sismologi è però anche un’altra faglia capace di generare terremoti, quella del Monte Morrone, montagna che borda ad est tutta la Piana di Sulmona.

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