Il 17 novembre del 1570, una serie di terremoti colpivano la città di Ferrara, in Emilia Romagna, causando gravi danni e vittime. La prima scossa avvenne il 17 novembre alle ore 9:30 italiane, seguita da altre molto forti. La più violenta alle 3 della notte, con magnitudo momento 5.5. L’epicentro nei pressi della città di Ferrara. Ci furono diverse decine di vittime.
La prima scossa causò il crollo di merli, comignoli, terrazzini, che cadendo causarono gravi danni ai tetti delle case. Le scosse successive diedero il colpo finale agli edifici più antichi, già lesionati dalle precedenti scosse, e ci furono molti crolli specie fra quelli situati nella zona antica della città. Secondo quanto riportato dal Catalogo dei Forti Terremoti CFTI4, i danni maggiori riguardarono gli edifici sviluppati in altezza: chiese, campanili, palazzi con soffitti a volta. Vennero danneggiati circa il 40% degli edifici privati. Gravi danni ci furono anche fuori dalla città di Ferrara, in un raggio di circa 20 chilometri.
Ferrara era nel XVI secolo un’importante centro politico-economico di circa 32.000 abitanti, sede del ducato Estense. Il terremoto ebbe come effetto immediato l’abbandono della città da parte di migliaia di persone ed un periodo di depressione. La ricostruzione tenne conto del terremoto, e i nuovi edifici vennero realizzati con minor altezza e con meno elementi architettonici.
Il terremoto venne avvertito anche a Finale Emilia, Bondeno, Portomaggiore, Modena e Reggio Emilia, fino a Venezia e Bologna. Le repliche si susseguirono a lungo, fino almeno ai primi mesi del 1572 le testimonianze dell’epoca.
Fra gli effetti associati a quel forte terremoto, secondo un recente studio ci sarebbe stata anche la modifica del percorso del fiume Po.
Ferrara si trova in Zona 3 nella classificazione sismica del territorio nazionale. Sebbene siano rari terremoti con epicentro nei pressi della città, la Pianura Padana è soggetta a fenomeni sismici legati alla presenza di strutture di accavallamento al di sotto dei depositi alluvionali che la compongono. Semplificando, sepolta sotto centinaia di metri di depositi fluviali, si trova la catena appenninica settentrionale.