Il 4 novembre 1966 il patrimonio storico-artistico di Firenze “fu posto gravemente in pericolo quando l’Arno, fonte di vita e di ricchezza per la città, si trasformò improvvisamente in una minaccia mortale. Le immagini di Firenze, assediata dall’acqua e dal fango, fecero rapidamente il giro del mondo”. Lo ha ricordato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla cerimonia del 50° anniversario dell’alluvione nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio.
“Il bianco e nero dei filmati restituiva – e restituisce ancor oggi con forza – il senso di quella tragedia, accentuando la radicale contrapposizione tra i marmi chiari dei palazzi, dei monumenti, delle statue e la plumbea materia melmosa, seminatrice di lutti e di distruzione – ha sottolineato Mattarella – Sembrava, quasi, che si fossero materializzati gli elementi – ‘l’acqua buia’, ‘le onde bige’, la ‘lorda pozza’ dello Stige – descritti da Dante nel lugubre paesaggio del VII Canto dell’Inferno”. “Chi, come me, ha memoria di quegli avvenimenti e ricorda gli appelli del sindaco Piero Bargellini, non può non riviverli con dolore e con emozione”, ha continuato Mattarella.
L’Alluvione sconvolse “Firenze che, da capitale mondiale dell’arte e della cultura, divenne in quel periodo la capitale della solidarietà internazionale. Il 4 novembre del 1966 fu, da questo punto di vista, quasi una anticipazione, una prefigurazione di quel vasto e impetuoso fenomeno della globalizzazione, esploso a cavallo del nuovo secolo, e che contrassegna i nostri tempi, con la crescita delle conoscenze, degli scambi, delle comunicazioni”.
Ed un pensiero speciale è rivolto, da Mattarella, a tutti coloro che si prodigarono in aiuti vari: “Agli angeli del fango vorrei dire: abbiamo ascoltato le vostre testimonianze, i vostri ricordi e rivissuto le vostre passioni. E’ merito anche vostro se Firenze, da città dell’alluvione, è ritornata a essere, rapidamente, in Italia e nel mondo, grande capitale culturale. Avete dimostrato che la solidarietà non conosce confini, né divisioni di ceto sociale, di nazionalità, di ideologia, di religione. Avete contribuito a salvare un ingentissimo patrimonio culturale e artistico, destinato altrimenti alla distruzione”.
“Avete costituto – ha aggiunto – un serbatoio di umanità, generosità e impegno che ha aperto la strada ad altre importanti imprese nel segno della fratellanza e della pace. I vostri ideali, il vostro coraggio non si si sono fermati nella Firenze ripulita dal fango e dai detriti ma hanno superato i confini. Quelli dello spazio, perché avete proiettato nel mondo la Firenze che si liberava dall’alluvione. Quelli del tempo, perché il ricordo del vostro impegno è rimasto impresso con forza nella memoria collettiva”.
Il pensiero ai terremotati
“Essere a Firenze nel cinquantennale dell’alluvione, suscita particolare emozione, nei giorni in cui, a causa dei terremoti degli ultimi due mesi, migliaia di nostri concittadini stanno vivendo ore di paura, di disagio e di sconforto. Cinquant’anni fa il pericolo era costituito dall’acqua e dal fango, oggi la minaccia proviene dal profondo della terra“. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non dimentica i problemi attuali durante la sua partecipazione alla cerimonia del 50° anniversario dell’alluvione. “Ripercorrendo la storia dell’alluvione di Firenze, so che tutti rivolgiamo immediatamente il nostro pensiero ai nostri concittadini sfollati dell’Italia centrale, al loro dramma, alla loro angoscia per il futuro – ha aggiunto Mattarella – Ci sono persone che, oggi come cinquant’anni fa, hanno perso tutto: affetti, casa, lavoro, ricordi. Dobbiamo preservare la loro speranza”. Una delle certezze deve essere “La speranza nelle istituzioni, innanzitutto. La Repubblica ha il dovere di soccorrere le vittime delle catastrofi, garantendo loro, nel più breve tempo possibile – come sta avvenendo con prontezza ed efficienza – un riparo confortevole e ogni forma di assistenza, anche psicologica: tutto quello che è necessario per garantire agli sfollati una condizione dignitosa, premessa della ripresa”. Immediatamente dopo, terminata la fase dell’emergenza, ha affermato il capo dello Stato “dobbiamo adoperarci concretamente per le prospettive di questi nostri concittadini, così segnati da perdita e sofferenza”. “Oggi come allora, all’indomani dell’alluvione di Firenze, l’impegno deve essere quello della ricostruzione”, ha raccomandato Mattarella.