Astronomia: scoperta una nuova popolazione di quasar

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La presenza di quasar estremamente rossi ha inibito la formazione stellare nei primi stadi di vita dell’Universo. Lo afferma uno studio condotto da un team internazionale di astronomi coordinati dall’University of California, Riverside. La ricerca, pubblicata sui Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, è basata sui dati raccolti dal Baryon Oscillation Spectroscopic Survey (BOSS) dello Sloan Digital Sky Survey (SDSS).

Il progetto SDSS è un’estesa cartografia digitale del cielo. Nato alla fine degli Anni ’90, ha permesso di catalogare circa 100 milioni di stelle, più di 1 milione di galassie e circa 100.000 quasar.

Lo studio – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – descrive la scoperta di una nuova popolazione di quasar. Il peculiare colore rossastro della luce emessa da questi oggetti cosmici, simile a quella del Sole al tramonto, è dovuto alla presenza di polveri interstellari. Secondo gli autori, questi quasar rappresentano una nuova finestra per lo studio dell’evoluzione delle galassie nelle prime fasi di vita dell’Universo.

quasar (quasi-stellar radio source) sono buchi neri supermassicci ospitati al centro di enormi galassie. Il loro nome, coniato nel 1964 dall’astrofisico Hong-Yee Chiu, deriva dal fatto che furono inizialmente scoperti come potenti sorgenti radio la cui controparte ottica risultava puntiforme come una stella.

Tra i più distanti oggetti cosmici conosciuti, la loro straordinaria luminosità è originata da gas e polveri che precipitano nel buco nero, inghiottiti dal suo letale abbraccio gravitazionale. Per queste loro particolari caratteristiche, si può dire che i quasar illuminino letteralmente le conoscenze degli scienziati sull’Universo bambino.

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