Il mondo, e le Nazioni che lo compongono, debbono incrementare da subito i piu’ o meno ambiziosi impegni a ridurre le emissioni inquinanti, in particolare i gas-serra responsabili dei mutamenti climatici globali, presi un anno fa in conclusione della Cop 21, la Conferenza Internazionale di Parigi. Solo cosi’ sara’ possibile evitare un’autentica “tragedia umana”: e’ l’allarme lanciato oggi da Erik Solheim, direttore esecutivo dell’Unep, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, alla vigilia dell’effettiva entrata in vigore del Trattato di Parigi firmato nel 2015, e a pochi giorni dall’inaugurazione della Cop 22, la nuova Conferenza sul Clima in programma a Marrakesh, in Marocco, da lunedi’ prossimo fino al 18 novembre. “Se non cominciamo fin da adesso ad adottare iniziative supplementari, iniziando dall’imminente incontro di Marrakesh, finiremo per dover piangere una tragedia umana evitabile”, scrive Solheim nel rapporto annuale dell’agenzia Onu. “Il numero crescente dei profughi per ragioni climatiche colpiti da fame, poverta’, malattie e conflitti diverra’ un costante promemoria del nostro fallimento nell’adempiere quanto promesso”, sottolinea l’ex ministro ed ex leader della Sinistra Socialista norvegese. Il 5 ottobre scorso, grazie a quelle dell’Unione Europea nel suo complesso e di alcuni Paesi membri tra cui Germania e Francia, e’ stato raggiunto il numero totale di ratifiche depositate previsto per l’entrata in vigore dell’accordo parigino, vale a dire 55, per di piu’ a loro volta corrispondenti ad almeno il 55 per cento delle emissioni complessive di gas-serra a livello planetario. A sorpresa, il 3 setembre avevano gia’ provveduto alla ratifica due delle magigori Potenze inquinanti come Cina e Stati Uniti, cui il 2 ottobre si e’ poi aggiunta l’India. Da domani il trattato medesimo diverra’ dunque operativo a tutti gli effetti. Per lo meno, sulla carta. In realta’ molti esperti gli imputano pesanti carenze, consistenti in primo luogo nel non imporre ai firmatari ne’ obblighi vincolanti e circostanziati ne’ scadenze perentorie. Obiettivo dichiarato e’ infatti soltanto quello di ridurre il surriscaldamento globale “ben al di sotto” del tetto di 2 gradi centigradi sopra i livelli precedenti la Rivoluzione Industriale risalente al periodo compreso fra il 1760 e il 1870; con l’ulteriore intento di sforzarsi per trasformare i due gradi di cui sopra in meno di un grado e mezzo, sempre con la Rivoluzione Industriale come termine di riferimento. Entro la meta’ del XXI secolo occorrera’ accertare l’esistenza di un equilibrio tra entita’ delle emissioni imputabili alle attivita’ umane, ed entita’ di quelle che la Natura e’ in grado di assorbire. I singoli Stati aderenti d’altro canto sono stati lasciati liberi di auto-stabilire i rispettivi traguardi, che andranno peraltro aggiornati solo di quinquennio in quinquennio, dunque non prima del 2020: anno nel quale dovranno inoltre essere stati raccolti i circa 90 miliardi di euro l’anno che i ricchi del mondo hanno giurato di versare per finanziare l’intero processo. Di nuovo, peraltro, senza alcun obbligo vincolante per chicchessia. Inoltre, sara’ unicamente dal 2018 che scatteranno analisi comparative della situazione complessiva venutasi a creare, e poi al termione di ogni successivo lustro. A Marrakesh dal 7 novembre si cerchera’, o quanto meno tale e’ l’auspicio, di cominciare a mettere meglio a punto le regole adottate in occasione della Cop 21 nella capitale francese. Regole che eventualmente andrebbero pure emendate: ma su questo punto nulla autorizza a coltivare l’ottimismo.
Clima, l’ONU: “maggiori tagli a gas-serra o sarà una tragedia umana”
MeteoWeb