Dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni americane, i partecipanti alla Cop22 di Marrakech possono solo augurarsi che l’arrivo di un presidente “clima-refrattario” non mini la lotta contro il riscaldamento globale. La responsabile per il clima delle Nazioni Unite, Patricia Espinosa, si è “congratulata” con il presidente eletto, nonostante Trump in campagna elettorale abbia minacciato di “cancellare” l’accordo raggiunto a Parigi nel dicembre 2015, definendo una “bufala” l’affermazione secondo cui il cambiamento climatico sia causato dalle attività umane. “Non vediamo l’ora di lavorare con la sua amministrazione per far avanzare l’agenda globale a vantaggio dei popoli di tutto il mondo“, ha detto Patricia Espinosa in un comunicato.
Il ruolo degli Stati Uniti, secondo maggior paese inquinatore del mondo, ha sempre avuto un centrale per il dossier clima, sia in positivo (come nell’ambito del protocollo di Kyoto) che in negativo (come per l’accordo di Parigi). Il nuovo Presidente “ha detto tante sciocchezze sui cambiamenti climatici”, ha commentato Hilda Heine, presidente delle Isole Marshall, fra i territorio più vulnerabili al mondo rispetto al riscaldamento globale. “Ora che la campagna è finita e che (Trump) si troverà a governare nella pratica, spero che si renda conto che il cambiamento climatico è una minaccia per il suo popolo e per i paesi che, come il mio, condividono l’oceano con gli Stati Uniti”.
“Indipendentemente dalle convinzioni politiche, il cambiamento climatico è una realtà che non verrà cancellata dalle elezioni negli Stati Uniti”, ha detto la negoziatrice francese Laurence Tubiana, ricordando che “il 60% degli americani la considera un pericolo”. “Esiste un importante movimento, in molti paesi, pronto ad agire, e inoltre l’economia che avanza è quella delle energie rinnovabili, delle nuove tecnologie, dei trasporti puliti”, ha aggiunto. “Credo che un presidente si renda conto di tutto ciò. Quindi, aspettiamo”.
Dietro le quinte della Conferenza sul clima di Marrakech molti partecipanti evidenziano l’aspetto economico. “Una delle grandi sfide che l’amministrazione Trump dovrà affrontare è il cambiamento climatico”, ha detto il maldiviano Thoriq Ibrahim, per l’Alleanza dei piccoli Stati insulari. “E’ innegabile che le energie rinnovabili rappresentano una promessa economica”. Donald Trump non può, da solo, mettere in discussione gli sforzi globali contro il riscaldamento globale, sostiene un altro partecipante alla Cop22. Per l’Ong 350.org, questa “elezione è un disastro, ma non può essere la fine del processo internazionale sul clima.” L’ONG americana, che ha lanciato una grande campagna per interrompere agli investimenti nei combustibili fossili responsabili del riscaldamento globale, chiama anche il resto del mondo a “guardare oltre la Casa Bianca e a lavorare con la società civile, le imprese, gli eletti locali … “ La ministra dell’Ambiente francese Ségolène Royal, che ha presieduto i negoziati sul clima fino all’apertura del Cop22, ha affermato che Donald Trump non può “denunciare” l’accordo di Parigi. E’ previsto nello stesso accordo che i paesi che lo hanno ratificato non possono recedere prima di quattro anni, ma non è prevista alcuna sanzione formale in caso di inosservanza. Ciò che si teme è che Trump volti le spalle agli impegni presi dal suo predecessore Obama per ridurre le emissioni dei gas serra degli Stati Uniti: nel corso della sua campagna Trump aveva promesso di abolire le misure per la chiusura delle vecchie centrali a carbone e di rilanciare l’estrazione off-shore di petrolio e gas.