Il caso della ragazza britannica che ha “ricevuto” dal parte dei giudici il diritto a essere ibernata post mortem, tramite criogenesi, ha fatto tornare alla ribalta un tema scottante decisamente inviso all’Europa , che spacca drasticamente il giudizio dell’opinione pubblica.
L‘Ibernazione è infatti una condizione biologica in cui le funzioni vitali sono ridotte al minimo: il battito cardiaco rallenta, la respirazione cala, il metabolismo si riduce e la temperatura corporea si abbassa. Nel mondo animale l’ibernazione si riscontra nel letargo, ma per gli umani la questione è molto più complessa.
L’Ibernazione , scientificamente detta sospensione crionica, si concretizza nel momento in cui il corpo di una persona appena deceduta, viene sottoposta alla pratica di congelamento del corpo, nella speranza che in un prossimo futuro la medicina abbia trovato le cure necessarie che possano salvare questi corpi dalla malattia per la quale sono deceduti e possano un giorno ritornare in vita.
Ad oggi però nessun esperto è in grado di affermare che i corpi, una volta ibernati, ritornino sicuramente in vita senza danni, in quanto nessuna tecnologia esistente permette la realizzazione di questo complicato e controverso processo.
Certo la crionica si pone come obiettivo primario quello di allungare la aspettative di vita, ma ancora la strada della scienza è lunga e tortuosa. Per alcuni si tratta di pura fantascienza, per altri di una lontana , ma attuabile, possibilità umana di ritornare in vita dopo la morte.
Durante la crionica si procede all’abbassamento della temperatura corporea di persone dichiarate legalmente morte, fino al raggiungimento della temperatura dell’azoto liquido. La tecnica va avviata entro mezz’ora dalla morte e a quel punto la decomposizione naturale del corpo si arresta. Chi si sottopone alla tecnica sarà considerato un «paziente criopreservato» e non si parlerà di morte.
Più precisamente il tutto avviene nella sala rianimazione dell’ospedale in cui giace il corpo appena morto. I tecnici infatti, dopo che avviene l’arresto cardiaco, ripristinano meccanicamente la ventilazione ai polmoni e l’afflusso di sangue al cervello; subito dopo immergono il corpo deceduto in acqua gelida per essere trasportato in uno dei centri di criogenesi in cui in endovena verrà iniettata la soluzione «crioprotettiva».
Il corpo viene immerso nell’azoto liquido e portato a una temperatura di -125 gradi centigradi e, dopo tre ore, alla temperatura definitiva di -196 gradi. L’azoto liquido verrà cambiato frequentemente a tempo indeterminato.
E’ possibile ibernare anche alcune parti del corpo come solo il cervello, che verrà riposto in un piccolo contenitore dewar e immerso a -196° per la conservazione a lungo termine. In molti credono infatti che la memoria e la personalità di un individuo rimangano integre all’interno della struttura del cervello anche quando la sua attività viene interrotta, ma su questo la scienza non si è mai pronunciata.
La crioconservazione da viventi non è legalmente consentita anche in casi di malati terminali, inoltre i sostenitori di questa tecnica dichiarano che sarebbe preferibile crioconservare un paziente prima che la malattia possa causare danni tali da causarne la morte.
Ancora non c’è alcuna garanzia che il paziente ibernato possa riprendere le sue funzioni vitali:”Non sappiamo come fare riprendere le funzionalità di un organismo congelato. Se infatti sappiamo congelare e risvegliare singole cellule, farlo con un organismo complesso è tutt’altra cosa. E anche se riuscissimo nell’intento di rianimarlo ignoriamo in quali condizioni potremmo “risvegliare” questa persona” ha dichiarato Maurizio Genuardi, direttore dell’Istituto di Medicina genomica dell’Università Cattolica di Roma e del Policlinico Gemelli di Roma.
Un tema criptico inviso all’Europa in quanto non esistono sul territorio organizzazioni crioniche, anche se nessuna legge, al momento , vieta l’ibernazione umana. In Italia sarebbe impossibile procedere alla crioconservazione in quanto la legge prevede un periodo di osservazione di 24 ore dall’arresto cardiaco per poter disporre del cadavere e, per attuare il processo di ibernazione, i tecnici devono operare sul corpo non più di mezz’ora dopo il decesso.
Al momento esistono solo tre centri al mondo in cui è possibile eseguire la crionica su esseri umani: l’Alcor , in Arizona, l’organizzazione crionica con il più alto numero di iscritti, il Cryonics Institute sempre negli Stati Uniti, vicino a Detroit e fondato da Robert Ettinger, «padre» della crionica e la CryoRus, nata nel 2006 in Russia e tutte sono intasate da lunghissime liste d’attesa.
I costi del processo poi sono da capogiro: negli Stati Uniti le cifre si aggirano tra i 160 e i 200 mila dollari per conservare un corpo e 80 mila dollari se si congela solo la testa, mentre in Russia si parla di 26 mila dollari per il corpo e 18 mila dollari solo per la testa.