Come ampiamente atteso con la graduale sedimentazione del freddo nei bassi strati (“raffreddamento pellicolare”), in concomitanza con l’avvicinamento del minimo termico annuo che nelle terre emerse dell’Eurasia si raggiunge proprio nell’ultima decade di Dicembre, sui vasti territori siberiani si isolerà il primo vasto “cuscinetto di aria gelida”. Questo strato di aria gelida e molto pesante, in prossimità del suolo, mantenendo uno spessore limitato ai 1500-2000 metri, incentiverà lo sviluppo del famoso anticiclone termico “russo-siberiano”. Ossia una vasta zona di alta pressione di origine prettamente fredda, strutturata solo nei bassi strati (1.5-2.0 km). Questo vasto “cuscino di aria gelida” (“lake cold”), supportato dall’intenso effetto “Albedo” indotto dai terreni innevati e ghiacciati, ha contribuito alla formazione di un potentissimo anticiclone termico “russo-siberiano”, che sta mantenendo i propri massimi proprio nell’area ad est degli Urali, raggiungendo valori barici davvero impressionanti, di oltre 1060 hpa, tra la regione degli Urali e il bassopiano della Siberia occidentale, non poi così distante dal confine naturale europeo. L’isolamento e la successiva sedimentazione del freddo nei bassi strati, con lo sviluppo di un esteso “cuscino di aria molto fredda continentale”, caratterizzato da valori che in prossimità del suolo scendono ben al di sotto dei -30°C, con punte di oltre i -35°C man mano che ci avviciniamo all’altopiano della Siberia centrale, ha favorito una notevole estensione spaziale dell’anticiclone termico che nel corso dello scorso weekend dal bassopiano della Siberia occidentale si è esteso fino all’area dei monti Urali, presentando dei massimi barici al suolo eccezionali, che potranno raggiungere l’incredibile soglia dei 1060 hpa.
Almeno in questa prima parte. La discesa di latitudine del vortice polare tenderà, seppure in parte, ad erodere e assottigliare verso l’altopiano della Siberia centrale, dove si isolerà un nucleo anticiclonico. La nascita di questo anticiclone di origini termiche sul comparto siberiano causerà, nei prossimi giorni, anche un significativo infittimento di isobare fra la Russia europea, i Paesi Baltici e l’Europa orientale. Difatti l’area anticiclonica, con massimi barici di oltre 1060 hpa, si sta già contrapponendo alla circolazione depressionaria che nel frattempo si è spostata verso l’Inghilterra, prima di allontanarsi in direzione del mar del Nord.
Le isobare strette e concentriche facenti capo alla suddetta depressione, posizionata con il proprio minimo principale fra il Canale della Manica e le coste dell’Inghilterra meridionale, si addosseranno a quelle più ellittiche, ma pur sempre strette, presenti sul bordo settentrionale e occidentale della robusta struttura anticiclonica in azione sulla Siberia occidentale e la regione degli Urali. Il fitto “gradiente barico orizzontale” che si creerà lungo i margini delle differenti figure bariche agevolerà l’attivazione di una sostenuta, a tratti intensa, ventilazione dai quadranti meridionali, con una componente prevalente da S-SE, Sud e S-SO, che interesserà tutta la Russia europea, e in modo particolare sul mar Baltico e lungo le coste artiche russe affacciate sul mare di Barents, dove si potranno registrare raffiche anche forti, con picchi fino ai 60-70 km/h.
Una parte di questo poderoso flusso orientale, attivo lungo il bordo più meridionale dell’imponente anticiclone “russo-siberiano”, invece dal Kazakistan occidentale si spinge verso il mar Caspio, per poi raggiungere la catena montuosa del Caucaso. Una volta scavalcato il crinale del Caucaso gli intensi venti orientali tendono a scivolare sotto furiose raffiche di caduta lungo le sottostanti vallate della Georgia, che degradano verso le coste del mar Nero. Qui l’effetto del vento di caduta dai crinali del Caucaso farà acquistare ulteriore velocità alla massa d’aria, per effetto “channelling” che raggiungerà le sottostanti vallate e le coste affacciate sul mar Nero tramite impetuose e turbolenti folate che potranno risultare, a tratti, anche violente.
In queste ore vere e proprie tempeste di vento, per forti raffiche di caduta da Est e E-SE, si stanno verificando in diverse vallate georgiane. La città di Kutaisi da diverse ore è investita da fortissime raffiche di caduta, principalmente da E-NE, che hanno toccato picchi di oltre 120 km/h nella stazione dell’aeroporto. La particolare conformazione orografica del territorio sta producendo venti “Catabatici” davvero notevoli, simili alla bora che si attiva sul Golfo di Trieste. Questa intensa ventilazione orientale dovrebbe insistere almeno fino alla prima mattinata di domani, allorquando si verificherà un graduale e lento indebolimento del “gradiente barico orizzontale” anche in corrispondenza del Caucaso.