Per il momento non sono state fornite spiegazioni ufficiali delle autorità aeronautiche di Bogotà sulla causa dell’incidente aereo che lunedì notte ha causato 71 morti, tra cui sedici giocatori e l’allenatore della squadra di calcio brasiliana del Chapecoense. Tra le ipotesi, la più probabile risulta per il momento l’insufficienza del carburante. Un’altra ipotesi è che l’aereo non fosse adatto a volare su una rotta così lunga, quasi 3.000 chilometri. L’aereo si è schiantato nella notte di lunedì in una remota zona a 3.300 metri di altitudine, mentre cercava di arrivare all’aeroporto di Rionegro alle porte di Medellin. I rottami del velivolo, un RJ-85 della compagnia privata boliviana ‘LaMia’ proveniente da Santa Cruz de la Sierra, non presentano la minima traccia di bruciatura. “E’ molto sospetto che, malgrado lo schianto, non sia esploso”, ha detto una fonte militare. “Questo rafforza la teoria della mancanza di carburante a bordo dell’apparecchio”.
Anche l’assistente di volo sopravvissuta sembrerebbe aver detto alle autorità che i serbatoi dell’aereo sarebbero rimasti quasi a secco. Sei, delle 77 persone a bordo, sono sopravvissute quasi miracolosamente: tre giocatori, due membri dell’equipaggio e un giornalista. La tragedia ha spazzato via la squadra di calcio brasiliana che, contro tutti i pronostici, era riuscita ad approdare alla finale della Coppa Sudamericana, l’equivalente continentale dell’Europa League. Secondo fonti aeroportuali al quotidiano El Colombiano, alle 21,45 il velivolo ha segnalato alla torre di controllo di disporre di poco carburante, ed è stata chiesta la priorità all’atterraggio. Pochi minuti prima però un altro volo, l’FC8170 di ‘Viva Colombia’ che copriva la rotta Bogota’-San Andres, era stato dirottato a Rionegro per un’emergenza riguardante la strumentazione di bordo, quindi quando l’aereo della ‘LaMia’ ha chiesto priorità si trovava a una quota di 21.000 piedi, troppo per poter cominciare ad avvicinarsi, ed in ogni caso più in alto rispetto a quello di ‘Viva Colombia’. Ecco perché il controllo, secondo le fonti, ha scelto di dare priorità all’atterraggio al volo nazionale, ordinando al 2933 di fare manovre circolatorie e intanto cominciare a scendere. A quel punto, mentre stava abbassandosi, il pilota dell’Avro J85 ha comunicato un’emergenza “per un problema elettrico”. Secondo il quotidiano ‘El Tiempo’, il capitano Miguel Alejandro Quiroga Murakami ha cominciato persino a urlare che lo lasciassero atterrare per problemi di combustibile, e ha puntato verso la pista. Alle 21,53, mentre l’aereo tentava di avvicinarsi a terra e si trovava allineato alla pista, la torre di controllo dell’aeroporto ha perso i contatti con la cabina di pilotaggio: qualche secondo dopo è avvenuto lo schianto sul Cerro Gordo. Sono diversi i fattori che possono portare un aereo a rimanere privo dei carburante necessario ai motori: una perdita, problemi di ghiaccio, una rottura della pompa o anche un errore dell’equipaggio. L’inchiesta partirà dall’analisi delle scatole nere, che sono state recuperate poche ore dopo sul luogo del disastro e che contengono tanto le registrazioni di tutte le comunicazioni dell’equipaggio quanto le registrazioni elettroniche delle principali strumentazioni di volo. Riguardo l’altra ipotesi, ossia che l’aereo non fosse idoneo a volare su lunghe distanze: il presidente dell’Associazione Colombiana Aviatori Civili, Jaimie Hernandez, ha tuttavia assicurato che “poteva volare per oltre 4.000 chilometri, mentre la rotta era meno di 3.000″. Quindi, sempre secondo Hernandez, “era in grado di percorrerla” per intero.