Questo 2016 dovrebbe essere, finalmente, l’anno in cui anche l’Italia ha intrapreso la strada verso la quarta rivoluzione industriale, entrando a tutti gli effetti nell’epoca digitale. È questo il piano a cui sta lavorando il Governo con gli interventi sulla cosiddetta “Industria 4.0”, che prevedono oltre 13 miliardi di euro di incentivi dal 2018 al 2024 che dovrebbero essere erogati alle imprese, con particolare riferimento a quelle di piccole e medie dimensioni, pronte a investire in nuove tecnologie e in strumenti per favorire la digitalizzazione delle filiere industriali.
Come stare sul Web. E proprio le Pmi italiane sembrano aver capito che è il momento di cogliere questa occasione: secondo un recente sondaggio pubblicato sul Sole 24 Ore, il 91 per cento delle imprese considera importante o addirittura importantissima la presenza sul web e in particolare la messa in campo di un dominio, primo livello di accesso all’universo internettiano. In questo ambito, diventa fondamentale la conoscenza del giusto service di web hosting: il nome da appuntare è quello di Flame Networks, leader in Italia per la fornitura di queste piattaforme digitali e di server dedicati, partner tecnologico ideale di clienti che intendono fare del Web lo strumento principale per il proprio business.
Le imprese italiane e Internet. Di strada da fare, nel nostro Paese, ce n’è ancora, visto che ancora un terzo delle aziende italiane non possiede neppure un dominio “personale”, rischiando di vanificare le note opportunità offerte dalla Grande Rete. In un Paese dove 38 milioni di persone (vale a dire il 63 per cento della popolazione) sono attive su internet e dove è in aumento anche la quota di web shopper (19 milioni in generale, quasi 13 milioni quelli abituali), a segnare il passo sembrano essere allora proprio le imprese.
Lo studio sull’IT in Italia. D’altronde, le classifiche sulla diffusione dell’information technology non mentono, e anzi segnalano come ancora molto forte il gap con i competitor internazionali. Prendiamo come punto di riferimento l’ultima indagine sul campo, svolta dalla società specializzata Pragma e incentrata sulla comprensione del posizionamento sul web e sui social e sull’analisi dell’attività svolta online delle aziende italiane di piccole dimensioni (categoria cui appartiene il 95 per cento del totale delle aziende italiane).
Tra siti aziendali e social. Ebbene, il 67 per cento delle imprese possiede almeno un dominio e il 5 per cento ne ha anche più di uno; più in dettaglio, nel 65 per cento dei casi questa scelta viene motivata con l’opportunità di leggere la posta, nel 39 per cento con la possibilità di avere un indirizzo email personalizzato e professionale, nel 34 per cento con quella di avere maggiore visibilità, e nel 15 per cento dei casi per fare comunicazione e marketing. Ancora meno incisiva è l’azione sui social: sul totale di quasi 30 milioni di utenti italiani che possiedono un account su Facebook, infatti, le imprese rappresentano solo il 27 per cento, mentre Twitter e Linkedin non superano neppure la soglia del 3 per cento.
Internet, la finestra sul mondo. Il quadro che emerge dallo studio, comunque, non è del tutto negativo, perché il tasso di digitalizzazione aziendale viene ritenuto sufficientemente avanzato e comunque in linea sia rispetto alle azioni della concorrenza sia riguardo alle esigenze della clientela. Questo però ha un riflesso diretto anche sugli investimenti programmati sul web, visto che nella maggioranza dei casi le risorse destinate al digitale sono solo una piccola quota di quelle disponibili. Insomma, le nostre imprese dimostrano ancora grosse lacune di strategia digitale. Un vero e proprio “peccato mortale”, visto che, come dice Domenico Laforenza, direttore dell’Istituto di informatica e telematica del Cnr, “piaccia o no, Internet è il motore socio-economico del XXI secolo. È la finestra sul mercato. Anzi, sul mondo. Guai a volerla tenere chiusa”.
Dott. Angelo Vargiu – Sociologo della Comunicazione, Web writer