Recentemente per la collana Biblioteca di Psicologia, libri Corriere della Sera è stato riedito di Jacques Lacan “Il Seminario. Libro XI. I quattro concetti fondamentali della psicanalisi”): sempre a cura del fidato allievo J. A. Miller (come nell’edizione originaria italiana per Einaudi del 1979/2003, sua anche una ampia nota critica), per l’occasione a cura anche di A. Di Ciaccia. Ovvero… l’opera forse omnia in certo senso di Lacan, l’ultimo grande “guru” della psicanalisi. Quella fondamentale, con la parola stessa diversamente live del famoso Maestro, tutt’oggi un poco controverso nella storia della psicanalisi. Non tanto per l’autorevolezza, quasi ovunque poi assimilata, nonostante – a suo tempo- anni ’60 un caso clamoroso di censura ed espulsione dalla Società Psicanalitica ufficiale, da cui la fondazione di Lacan di quella Ecole Freudienne (Parigi), che sempre negli anni ’60 e ’70 fu ai vertici del dibattito generale non solo psicanalitico e postfreudiano ma culturale francese e internazionale, fino a debordazioni anche metapolitiche.
In particolare, persino la psicoanalisi freudiana relativamente ortodossa ha ben innestato nella sua prassi clinica e teorica la celebre cosiddetta fase dello Specchio nell’età evolutiva dell’infanzia, “scoperta” da Lacan e le sue quasi presocratiche (con il senno di poi, quasi un Eraclito 2.0 ante litteram…) complesse teorizzazioni sull’Immaginario, il Reale, l’Altro: soprattutto “l’ancoraggio “ definitivo dopo Lacan della cosiddetta scienza dell’incoscio strutturato come Linguaggio (sulla scia del Freud scienziato)
Dopo diversi decenni ormai, che cosa resta della indubbia anche provocazione ed eresia lacaniana, al di là del suo fortissimo influsso prima nella psicologia contemporanea, la stessa sociologia e non solo (la dimensione estetica in particolare?), poi, dopo il boom, altrettanto affrettatamente raffreddato? Lacan resta tutt’oggi, vano negarlo, di ardua decifrazione, al di là di retoriche intellettualistiche, come non a torto ma in controluce dandogli ragione, fu anche assai contestato, confermandone quasi popperiamente, proprio la sua indubbia, vano negare anche tale esito, rivoluzione psicanalitica: la conferma paradossologica della psicanalisi come scienza supposto sapere (parafransando lo stesso Maestro liberamente), l’Altro come mancanza/assenza (semplifichiamo parecchio, ovvio), quindi per logica in-corente, linguaggio e scienza umana (aggiungiamo oggi) in-dicibile, aperta, mai un circuito chiuso.
Il post lacan specifico, spesso è andato in crash involvendosi in dinamiche cerebrali e vicoli ciechi, anche assai noiosi, senza la Parola squisitamente orale del Maestro (e quindi qualsivogliia anche traduzione scritta, anche se egregia, per forza penalizzante, figurarsi spesso studi critici, inclusa questa nostra recensione!).
Ora, in merito, al di là di questo succintissimo necessario e incompletissimo preambolo, negli anni duemila, tempo di provare a riformattare Lacan: nel Libro in questione che attraverso la sua parola stessa in diversamente streaming, presenta i suoi seminari/conferenze fondamentali, sull’Inconscio, la Ripetizione, il Transfert e la Pulsione, s’intravede eccome una delle sue straordinarie Macchine Astratte/Desideranti sottovalutate (come poi approfondito e dilatato dalllo stesso poststrutturalismo postmoderno francese in particolare, Delouze e altri, lavori come L’Anti-Edipo e sulla strana Fisica di Bergson).
Fermo restando la psicanalisi di Lacan (come poi anche quella di Hillman dopo Jung) dopo Freud come il gioco linguistico più sperimentale, se ancora la psicanalisi puo ambire a essere una scienza, allora nei suoi seminari in questione, spicca ulteriormente una password in tal senso da aprire.
In fondo tutte le revisioni di Lacan, riconnettendo solarmente il discorso freudiano da un lato a Cartesio e Newton, finanche alla Linguistica (anzi Freud precursore) e la stessa antropologia (Levis Strauss), persino alla fisica e la matematica contemporanee, pur con un linguaggio criptico, è, riassumendo e sempre succintamente, la più grande narrazione metapsicologica postfreudiana, davvero verso la scienza.
Le neuroscienze o la psicologia strettamente scientifiche contemporanee, pur molto propulsive, necessitano della psicanalisi come interfaccia complementare, l’Altro straordinario e macchina innamorata delle Scienze in-esatte!
Recensione di Roberto Guerra
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