“Per il medico curare lo scompenso può essere anche frustrante. Si tratta di una condizione cronica che come tale ha bisogno di un approccio medico di lungo periodo, non legato alla contingenza della cura. Occorre mettere insieme le competenze e una certa concezione olistica della medicina, come i medici di una volta”. Così Maria Frigerio, direttore di Cardiologia 2 dell’ospedale Niguarda di Milano, intervenuta oggi nel capoluogo lombardo al media educational ‘Scompenso cardiaco, conoscere, prevenire e trattare il killer del cuore’, promosso da Novartis, segnala come allo scompenso cardiaco non venga attribuita la giusta importanza, a volte anche da parte della stessa classe medica. “Si sottovaluta che lo scompenso cardiaco è una condizione invalidante, identificabile come una forma di disabilità e che nei casi gravi implica un bisogno di assistenza, con annessi costi sociali e familiari”, sottolinea la specialista.
Per quanto riguarda la prevenzione, “quella dello scompenso cardiaco coincide con la prevenzione cardiovascolare – continua Frigerio – che è quella che ci aiuta anche a prevenire il diabete, i tumori e anche l’artrosi. Occorre tenere il peso forma, fare attività fisica, non fumare e non consumare troppo alcol”. Come nella prevenzione di qualsiasi patologia cardiovascolare, è consigliato anche controllare l’alimentazione e in particolare il consumo di sale e grassi. “C’è poi la prevenzione secondaria nei pazienti che hanno già una quota di danno cardiaco, come ipertesi o infartuati – ricorda l’esperta – ai quali si consiglia di sottoporsi a controlli mirati, in modo da poter intervenire precocemente in caso di emergenza”.