Navi a perdere: la motonave Jolly Rosso ed i raccapriccianti dati sui tumori

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Parte Prima (La Rigel) – Ma l’interesse dei servizi non si fermò alla Rigel, interessando anche lo spiaggiamento della Jolly Rosso, nel tratto di costa tirrenico/cosentina, nel dicembre 1990.

La Jolly Rosso venne noleggiata nel 1989, dal governo italiano, per andare a recuperare in Libano 9532 fusti di rifiuti tossici nocivi, esportati in quel luogo illegalmente da aziende italiane. Restata in disarmo nel porto di La Spezia dal 18 gennaio 1989 al 7 dicembre 1990; stando alla versione ufficiale, la motonave Rosso subì una falla all’interno della sua stiva a causa del maltempo che sganciò un piccolo elevatore. Il mayday avvenne davanti la costa di Falerna, alla distanza di 15 km, alle ore 7:55; i soccorsi partirono subito dall’aeroporto di Lamezia Terme che inviò 2 elicotteri a recuperare l’equipaggio, evacuato alle 10: 15. Il comandante della nave si chiamava Luigi Giovanni Pestarino. La nave non affondò al largo ma venne trascinata dalla corrente verso riva. Alle ore 14 la Jolly Rosso si spiaggiò ad Amantea, località Formiciche. La nave era salpata dal porto di La Spezia il 4 dicembre, scalo a Napoli, poi a Malta.

RIGEL 5Secondo un rapporto di Greenpeace nel 1989 erano quattro le navi che caricavano rifiuti tossici per conto di aziende private o per conto del Governo italiano: la Jolly Rosso, la “Cunsky”, la “Vorais Sporadis” e infine la “Yvonne”. Quest’ultime tre sono le navi che il pentito di ‘ndrangheta Francesco Fonti poi dirà di aver affondato nei mari fra Maratea (Basilicata) e la Calabria. E’ quindi normale che quando questa motonave “Rosso” si arena sulla costa calabrese si crea un allarme nelle popolazioni.Il contenuto della nave della società Ignazio Messina Spa resta un mistero. La società Messina dichiara che nelle stive ci sono solo tabacchi e generi alimentari scaduti. Nessuno intervenne per isolarla, le operazioni di controllo e sicurezza avvengono solo dalle 7 del mattino successivo e nella notte di Santa Lucia parecchi cittadini sentono e vedono movimenti attorno alla nave.

RIGEL 1Ufficialmente il carico finisce in due discariche comunali nei pressi di Amantea. A distanza di qualche mese, il Gip Fiordalisi chiude l’inchiesta e dà l’autorizzazione per lo smantellamento, nel giugno 1991, della motonave, senza disporre controlli radioattivi su campioni del materiale interno alla nave, senza conservare i pezzi della nave con la presunta falla, senza analizzare per bene tutti i cosiddetti alimenti scaduti all’interno dei vari container. La vicenda della Jolly Rosso si chiude definitivamente nel 2009 con l’archiviazione. Nel 2010, il nuovo procuratore Paolo Giordano, di fronte al proliferare di tumori nella zona, ordina di eseguire carotaggi sul fondo del fiume Oliva, nei territori dei comuni di Amantea, San Pietro in Amantea e Serra d’Aiello. E la terra parla. Parla e racconta di centomila metri cubi di fanghi industriali, del cesio 137, e poi del berillio, del cobalto, del rame.

NATALE DE GRAZIAE ancora dello stagno, del mercurio, dello zinco, del manganese e del vanadio. In località Valle del Signore, nel fiume Oliva, vengono a galla sarcofaghi in cemento pieni di rifiuti tossici. La storia delle navi a perdere, colate a picco nel Mediterraneo, con una preferenza per il basso Tirreno e lo Jonio, è la storia di veri e propri cimiteri radioattivi nei nostri mari ma anche di camionate di “porcherie” interrate in vari siti di Calabria e Basilicata, con conseguente aumento delle casistiche tumorali nelle popolazioni dell’Italia del Sud. Ci sono vite a perdere, dunque, e non solo navi; ci sono vittime già sepolte in questa storia ed un enorme disastro ambientale. Forse occorre ricordare che il tempo è prezioso. Prezioso come le vite ormai spezzate che non chiedono più nulla all`attesa se non verità. Prezioso come le vite il cui futuro è legato a quelle stesse verità.

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