Nel mondo un bambino su 45 sta migrando, i pediatri: “Ecco come affrontiamo l’emergenza”

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In Italia sono più di un milione, il 91% è arrivato via mare e il 42% di loro ha meno di 5 anni. I bambini migranti, soli o con i genitori, sono sempre più numerosi e rappresentano una vera sfida anche per i pediatri italiani. E’ questo uno degli argomenti sotto i riflettori del 72° congresso nazionale della Società Italiana di Pediatria (SIP) che si svolge in questi giorni a Firenze e che è seguito da oltre 1.000 specialisti. “Il fenomeno è in continua crescita – spiega il prof. Giovanni Corsello, presidente della SIP – è nostro dovere seguire questi bambini sia dal punto di vista medico, curando le loro malattie ma anche seguirli nelle fasi successive, per aiutarli nell’integrazione. La nostra società scientifica è in prima linea per l’accoglienza di questi piccoli.” “In media ogni minuto, 24 persone sono costrette a lasciare la propria casa e diventare migranti- spiega la prof. Rosalia Maria Da Riol del S.O.C. Centro Coordinamento Regionale Malattie Rare FVG, dell’Azienda Sanitaria Integrata, Udine – Oggi sono 244 milioni i migranti internazionali nel mondo, dato che registra una crescita del 41% dal 2000. Di questi, 31 milioni sono bambini”.

Nel 2015, 244 milioni si sono spostate dalla loro zona di origine, di questi ben 31 milioni sono bambini; la popolazione di rifugiati risulta più giovane della totalità della popolazione migrante: lo scorso anno il 51% era formata da individui sotto i 18 anni. L’Europa è in numero assoluto il continente con il più alto numero di migranti, 76 milioni nel 2015 (mentre nel 2000 erano 56 milioni). Al suo interno i Paesi del Nord e dell’Europa Occidentale sono quelli più quotati, con una percentuale rispettiva del 13% per i primi e del 14% per i secondi, mentre l’Italia, anche se ha visto più che raddoppiare la sua quota dal 2000 al 2015, si mantiene su una percentuale del 10% (5,8 milioni di migranti). Sono i protagonisti di uno dei maggiori movimenti di persone nella storia. Al mondo oggi un bambino su 45 sta migrando: si possono chiamare rifugiati, migranti o altro ma restano bambini, senza colpe e responsabilità di guerre, bombe, violenze, cambiamenti climatici o povertà. Quest’anno 7 bambini su 10 hanno chiesto asilo in Europa, provenienti da zone di conflitto come Siria, Arabia; Afghanistan e Iraq. L’Europa rappresenta la casa di un giovanissimo migrante su sei. E nel 2015 la percentuale di bambini richiedenti asilo è più che raddoppiata rispetto all’anno precedente. “E’ nostro compito dare voce a questo fenomeno – continua la dr.ssa Da Riol – nel 2014 la SIP ha messo a disposizione dei pediatri e di tutti gli operatori sanitari il Gruppo di Studio del Bambino Migrante, che si propone di individualizzare i bisogni dei singoli bambini, razionalizzando le risorse e includendo la loro assistenza nel sistema sanitario nazionale, come previsto dall’accordo Stato Regioni del 2012. I nostri operatori formati operano oggi nelle strutture portuali, nelle case famiglia, nelle strutture dei comuni dove i minori, sia accompagnati che non accompagnati, vengono ospitati – spiega ancora il prof. Corsello – ci adoperiamo per fronte ai bisogni primari, che sono essenzialmente quello di sentirsi accolti, di far parte di un progetto di integrazione”.

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