L’Estate di San Martino quest’anno non ci sarà. Tutt’altro, proprio la prossima settimana l’Italia sarà colpita da una grande tempesta che scatenerà maltempo estremo su molte Regioni e, in una seconda fase, farà anche crollare le temperature su valori tipicamente invernali. Gli aggiornamenti meteo odierni sono tutti concordi in un’unica direzione, e confermano quanto già anticipato nella giornata di ieri nei nostri precedenti bollettini. Nelle prossime ore, durante la giornata di Giovedì 3 Novembre, avremo un brusco peggioramento al Centro/Sud, mentre al Nord/Est le temperature diminuiranno sensibilmente. Poi Venerdì 4 ci sarà una pausa dei fenomeni avversi con molte nubi in tutt’Italia, ma poche precipitazioni. La grande ondata di maltempo inizierà invece Sabato 5 Novembre, con la sua fase pre-frontale: impetuose correnti di libeccio investiranno l’Italia portando caldo umido al Sud, e grandi piogge al Centro/Nord.
Dalle immagini nella gallery a corredo dell’articolo possiamo notare l’entità dell’affondo freddo proveniente da Nord/Est e diretto al Mediterraneo Centro/Occidentale: le temperature crolleranno fino ad oltre 10°C sotto le medie del periodo su gran parte d’Europa, mentre una risposta calda con anomalie di 10°C superiori alla norma interesserà l’Italia meridionale e i Balcani.
La prossima settimana, però, questa tempesta sfornerà una ciclogenesi Mediterranea, che darà vita ad un vero e proprio ciclone che possiamo già chiamare “Ciclone di San Martino”: tra martedì 8 e sabato 12 novembre colpirà tutt’Italia provocando dapprima un ulteriore richiamo caldo sciroccale al Sud e lungo l’Adriatico, ma successivamente un rapido crollo termico con temperature in picchiata su valori tipicamente invernali in tutto il Paese. E in quest’incredibile “altalena termica” l’aspetto più preoccupante saranno i fenomeni meteo estremi: è elevato il rischio che il territorio del Belpaese possa essere colpito da eventi alluvionali, e in concomitanza con una crisi sismica come quella che sta interessando il cuore del Paese lungo l’Appennino nelle Regioni del Centro, non è certo una notizia tranquillizzante.