Anche quest’anno la stagione fredda avanza a piccola passi, presentando non poche difficoltà di carattere per lo più strutturale. Solo che a differenza dello scorso anno quest’anno ci troviamo di fronte ad un vortice polare piuttosto disturbato e instabile, specialmente in troposfera. Questa sua instabilità è ben evidenziata anche dal tipico assetto di tipo “displacement” che esso continua a presentare sopra il mar Glaciale Artico. Nulla a che vedere con quello di tipo “split” visto che il nucleo del vortice polare stratosferico rimane unico e non frammentato. In questo caso il vortice polare si presenta leggermente fuori asse rispetto la sua posizione geografica ordinaria, con il proprio asse principale “coricato” fra la Siberia e l’Europa orientale, come ben evidenziato dalle mappe a 500 hpa.
Il particolare assetto della figura del vortice polare troposferico, con la sua struttura principale distesa verso la Siberia centro-orientale, è all’origine del vasto raffreddamento che negli ultimi giorni ha interessato gran parte della Siberia, dove per la prima volta dall’inizio della stagione autunnale i termometri si sono avvicinati alla soglia dei primi -40°C nella Repubblica di Jacuzia. Complice anche la notevole estensione dei terreni innevati, dettata proprio dalla persistenza del “lobo siberiano” (quello più attivo) sulla Siberia centro-orientale, che ormai si è spinta fino alla Manciuria, al nord della Mongolia e del Kazakistan.
Ad essere sinceri, in vista dell’imminente stagione invernale, in questo periodo dell’anno sarebbe conveniente vedere un vortice polare molto compatto, in grado di raffreddarsi molto più del previsto di quanto non lo faccia oggi e di conservare gran parte di questo freddo alle alte latitudini in vista di un futuro cambio di circolazione in grado di catapultare il freddo accumulato verso le medie latitudini, dando origine alle tipiche ondate di freddo che caratterizzano l’inverno. Solitamente la presenza di un vortice polare piuttosto instabile durante il periodo autunnale non ha portato grossi risultati (si parla sempre in termini di freddo) nel corso dell’inverno. Anche quest’anno, visto i tantissimi indici discordanti, i segnali non sono positivi.
Eppure osservando il comportamento del vortice polare stratosferico si cominciano a notare anche dei segnali più incoraggianti. Fra tutti la formazione di un modesto “stratwarming” che nelle scorse settimane si è attivato proprio al traverso della Siberia orientale, ove si evidenzia un significativo aumento delle temperature, ben riscontabile dalle mappe a 30 hpa. Questo riscaldamento della stratosfera, attualmente ben evidente lungo la colonna stratosferica, sta contribuendo a mettere in crisi la circolazione legata al vortice polare, il quale presenta un assetto di tipo “displacement”.
Ancora è troppo presto per sapere se il riscaldamento stratosferico, al momento presente sopra la Siberia orientale, nel corso delle prossime settimane e dei prossimi mesi riuscirà a propagarsi alle quote inferiori, accompagnandosi ad una mutazione della circolazione atmosferica in sede artica già a partire dalla bassa stratosfera, con la successiva inversione dei venti zonali fra i 50 hpa e i 100 hpa.
Generalmente solo in caso di propagazione verso la bassa stratosfera gli effetti di questo “stratwarming” potrebbero cominciare ad avere importanti ripercussioni anche nell’alta troposfera. Ciò comporterebbe il conseguente aumento del campo dei geopotenziale che potrebbe favorire lo sviluppo sul mar Glaciale Artico di una imponente cellula anticiclonica, ben strutturata nell’alta troposfera, che a sua volta destabilizzerebbe del tutto la figura del vortice polare, la quale, di tutta risposta all’improvviso aumento dei geopotenziali in quota, rischierebbe di disintegrarsi in due o più “lobi” in movimento verso le medio-alte latitudini, fra l’Asia settentrionale, il nord America e l’Europa, spalancando le porte per le prime vere ondate di freddo della stagione invernale lungo l’emisfero boreale (ipotesi al momento molto remota).