Accade ogni volta che si verifica un caso di omicidio o suicidio da parte di persone insospettabili, quelle ‘della porta accanto’. Ci si domanda: ‘Come è possibile? Sembrava una brava persona. Ma perché nessuno ha capito? “. Una questione per nulla semplice nemmeno per gli specialisti, che mette in discussione le diagnosi precoci dei disturbi mentali, la psicobiologia, le neuroscienze, la criminologia, il ruolo della psicoterapia e quello dei farmaci e molto altro. Argomenti su cui si confronteranno, domani, a Roma esperti diverse discipline nel corso del convegno “Sembrava un bravo ragazzo. Psicopatologia, psichiatria, psicoterapia, neuroscienze e comunicazione tra normalità e follia” (Palazzo Ferrajoli 9-17).
Un incontro nato, spiega all’Adnkronos Salute la psicologa Liuva Capezzani “da una necessità di riflessione dopo gli attentati di Nizza e Monaco. La confusione e l’incerteza, a livello di senso comune, sulla linea di confine tra normalità e follia di fronte a persone che uccidono e si uccidono – ma che sembravano ‘bravi ragazzi’ – ha fatto nascere l’urgenza di questo confronto che approfondirà anche le strade più innovative intraprese dalle scienza per dare, in fondo, una risposta al senso di disorientamento che questi i casi provocano”. All’incontro organizzato a Roma sono previsti interventi di ricercatori d’eccellenza che hanno aperto nuove prospettive sul tema. Come Massimo Cocchi che, con le sue ricerche, ha messo a punto un metodo innovativo per la diagnosi precoce delle depressioni, realizzato analizzando gli acidi grassi delle piastrine. Un sistema che consente di intercettare preventivamente le forme gravi. Secondo questi studi, infatti, il contenuto di lipidi nel sangue è un forte indicatore per accertare se una persona soffra o no di una depressione tale da sospettare l’intenzione di un suicidio.
Tra i relatori anche Giacomo Rizzolato, che ha guidato il gruppo di ricerca scopritore dei ‘neuroni specchio’, quelli che si attivano quando un individuo compie un’azione e, ugualmente, quando l’individuo osserva la stessa azione compiuta da un altro. La base biologica dell’empatia sociale, “un concetto che può aiutarci a tracciare una sintesi”, conclude Capezzani. L’evento è organizzato da I.Psi.trauma.med (Istituto di psicoterapia psicotraumatologia e medicine integrate) in collaborazione con A.i.a.s.u. (Associazione internazionale per le applicazioni delle scienze umane).