Ricerca: le lezioni di musica stimolano il cervello dei bimbi, utili contro l’autismo

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Note elisir per far fiorire il cervello dei piccoli. Prendere lezioni di musica aumenta infatti le connessioni cerebrali nei bambini, e potrebbe rivelarsi utile anche nel trattamento dell’autismo e del disturbo da iperattività e deficit di attenzione. Lo suggerisce un nuovo studio che verrà presentato la prossima settimana al meeting annuale della Radiological Society of North America (Rsna), a Chicago. “Si sa che le lezioni di musica sono utili ai bambini con questi problemi“, spiega Pilar Dies-Suareza dell’Hospital Infantil de Mexico Federico Gomez di Città del Messico, “ma questo studio ci ha permesso di comprende in che modo si modifica il loro cervello e dove si concentrano queste nuove connessioni“. I ricercatori hanno studiato 23 bambini sani tra 5 e 6 anni di età. Tutti erano destrorsi e non avevano disordini neurologici, sensori o di percezione. Nessuno dei bambini aveva seguito corsi di arte nel passato. Tutti i piccoli sono stati sottoposti a una valutazione pre e post-lezioni di musica con una forma avanzata di risonanza magnetica (Imaging con tensore di diffusione o Dti), che permette di identificare alterazioni microstrutturali nella materia bianca del cervello. “Sperimentare la musica in un’età precoce può contribuire a un migliore sviluppo cerebrale, ottimizzando la creazione e il rinforzo delle reti neurali e stimolando i tratti cerebrali esistenti“, spiega la studiosa. La materia bianca è composta da milioni di fibre nervose, chiamati assoni, che agiscono come centri di comunicazione collegando varie regioni del cervello. Nel corso della vita la maturazione di tratti e connessioni tra le varie aree del cervello permette lo sviluppo di numerose abilità cognitive, inclusa la capacità musicale. Precedenti studi hanno collegato i disordini dello spettro autistico e l’iperattività con una riduzione nel volume e nelle connessioni delle fibre in alcune aree ben precise, localizzate nella corteccia frontale (coinvolta nei processi cognitivi). Ebbene, dopo che i bambini coinvolti nello studio avevano completato nove mesi di lezioni di musica (usando lo xilofono), gli esami hanno mostrato un aumento nella lunghezza degli assoni di varie aree cerebrali, in particolare proprio in quelle ‘nel mirino’ dei ricercatori. “Quando un bambino riceve un’istruzione musicale, al suo cervello è richiesto di completare alcuni compiti. Questi compiti includono ascolto, movimento, pensiero, emozione e capacità sociali, cosa che sembra attivare queste differenti aree del cervello. I risultati” riscontrati nello studio “possono essersi verificati proprio a causa della necessità di creare più connessioni tra i due emisferi cerebrali“, concludono gli autori. (AdnKronos)

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