In Italia, affinché un nuovo farmaco sia disponibile sul mercato, una volta ottenuta l’autorizzazione all’immissione in commercio, è necessario attendere ben 14,5 mesi, contro la media di 6,6 mesi dell’Unione europea in 14 Stati, i 5 mesi della Danimarca, i 4 del Regno unito e i 3 mesi della Germania. Il dato emerge dal Rapporto 2016 di Meridiano Sanità, realizzato da The European House-Ambrosetti, e segnalato sul sito di Federfarma. Risulta quindi insufficiente il Servizio sanitario italiano, in quanto più tarda un farmaco a diventare accessibile, maggiore è il divario nell’accesso alle terapie che separa i cittadini italiani da quelli degli Stati vicini. L’Italia risulta tra i Paesi più indietro anche per quanto riguarda la reattività del sistema sanitario ai bisogni di salute: è penultima con 3,7 a fronte dell’8,2 dei Paesi Bassi, e tra i parametri che pesano sul voto finale ci sono appunto i tempi di accesso all’innovazione farmaceutica (fa peggio dell’Italia soltanto la Grecia). Un altro elemento che ci vede in svantaggio riguarda l’appropriatezza prescrittiva: preso come parametro il consumo di antibiotici, l’Italia mostra valori superiori alla media europea (28,6 dosi giornaliere ogni 1000 abitanti contro 21,6) e molto maggiori rispetto a Stati come i Paesi Bassi (10,8), Svezia (13), Germania (15,9), e Austria (16,3).