Salvi, e in buon salute, grazie al cuore meccanico. L’ospedale San Gerardo di Monza celebra oggi i primi 4 pazienti strappati alla morte grazie all’impianto di un dispositivo di assistenza ventricolare sinistra (Lvad), una pompa artificiale in grado di sostituire le funzioni dell’organo danneggiato. Il primo operato festeggia il quinto ‘compleanno’ della sua nuova vita, iniziata nel novembre del 2011, quando a 60 anni un infarto massivo gli aveva compromesso in modo irreversibile gran parte del tessuto cardiaco. Dopo di lui altri 3 malati in gravissime condizioni hanno ricevuto il Lvad, l’ultimo a 52 anni nel marzo scorso, e anche loro stanno bene. “Sebbene l’utilizzo di questo dispositivo non sia una prima assoluta al San Gerardo, perché questo sistema è ormai considerato insieme al trapianto di cuore una terapia ‘gold standard’ nelle linee guida internazionali dello scompenso cardiaco – spiega Giovanni Paolini, direttore dell’équipe cardiochirurgica dell’Asst Monza – la sopravvivenza a 5 anni, trascorsi senza complicazioni e con una buona qualità di vita, rappresenta sicuramente un evento importante che sta a indicare l’elevata efficacia e sicurezza di questo tipo di terapia avanzata. Altro elemento rilevante è che il paziente portatore della pompa artificiale spesso non ha bisogno di terapie mediche costose, né tanto meno necessita di terapia antirigetto così come accade per i pazienti che ricevono un trapianto di cuore”.
“Ovviamente non si vuole sminuire il ruolo del trapianto cardiaco in questi pazienti gravi, che rimane sempre la terapia chirurgica di scelta – tiene a precisare lo specialista – ma sicuramente l’utilizzo di questi dispositivi sta ricevendo sempre più consensi da parte degli esperti proprio per la loro facilità di impianto, semplicità nell’utilizzo e sicurezza nei funzionamenti”. Merito di un lavoro di squadra che vede in campo cardiochirurghi, cardiologi e anestesisti. Al San Gerardo gli interventi sono stati eseguiti dal team di Paolini, coadiuvato da Francesco Formica che coordina il programma assistenze ventricolari (Vad coordinator), e in collaborazione con cardiologi e rianimatori. “Il mio plauso va all’intera équipe che sta ottenendo risultati sempre più importanti”, commenta il direttore generale dell’Asst, Matteo Stocco. Le pompe meccaniche di ultima generazione sono sistemi molto sofisticati, evidenziano i camici bianchi monzesi, ma al tempo stesso semplici nell’utilizzo da parte di medici e pazienti. Sono formati da una scatola metallica cilindrica con un diametro di circa 7 centimetri e uno spessore di 2-3 cm, al cui interno si trova un rotore che viene azionato da un campo magnetico e genera l’energia necessaria a far circolare il sangue. Una ‘pompa centrifuga’ che restituisce al cuore malato una funzionalità da organo sano. Esistono anche pompe meccaniche ‘a turbina’.
La pompa è collocata all’interno del torace e introdotta in parte dentro al ventricolo sinistro attraverso l’apice; aspira il sangue dal cuore danneggiato e lo spinge nell’aorta attraverso una cannula flessibile, ed è connessa attraverso un cavo sottilissimo che passa per la cute dell’addome a delle batterie di lunga durata che il paziente porta con sé in un marsupio o in uno zainetto. Le batterie vengono ricaricate giornalmente collegandosi alla rete domestica. Il cuore meccanico ha dunque lo scopo di sostituire la funzione contrattile di uno o di entrambi i ventricoli (più frequentemente il ventricolo sinistro), nei casi in cui la funzione stessa sia gravemente compromessa da eventi come infarto, infiammazioni del muscolo cardiaco (miocarditi) o progressivo peggioramento di uno scompenso cardiaco preesistente. Quando per alcuni motivi il trapianto di cuore non è fattibile, o non è momentaneamente proponibile, i pazienti selezionati possono essere stabilizzati con l’impianto di una pompa meccanica, per essere poi avviati dopo qualche mese o qualche anno al trapianto di cuore. In molti casi il ‘cuore bionico’ diventerà la loro terapia definitiva.