La SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, l’Istituto Superiore della Sanità e il Ministero della Salute insieme per formare e informare il cittadino sull’importanza del vaccino. L’appello lanciato al termine del 15° Congresso Internazionale SIMIT a Baveno sul Lago Maggiore con oltre 800 specialisti presenti, provenienti da tutta Italia e dall’estero. L’appuntamento organizzato dal Prof. Gaetano Filice, Direttore dell’Unità di Malattie Infettive del Policlinico San Matteo, Pavia, e da Domenico Santoro, Direttore dell’Unità di Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliera S. Anna di Como. Tra le prime urgenze, quella per fronteggiare l’insorgenza dei batteri multiresistenti, causata da molti fattori tra cui quelli più frequenti sono il non corretto uso degli antibiotici, cause genetiche, mancato lavaggio delle mani, potenziali colonizzazioni batteriche su alcuni cibi ad uso commestibile per pregressi trattamenti degli animali con antibiotici.
“Negli ultimi mesi SIMIT e Ministero della Salute – spiega il Antonio Chirianni, Presidente SIMIT Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali – sono particolarmente impegnate in numerose collaborazioni e per la stesura di linee guida, soprattutto sul fronte vaccini, ma anche per sull’epatite e sull’antibiotico-resistenza. Prosegue ormai da anni, invece, la collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, nata per approfondire i temi relativi all’Hiv e all’Epatite C, poi rafforzata col tempo. Un legame che si intensificherà per sostenere in special modo l’urgenza dei vaccini. La nostra, infatti, è una posizione chiara e ferma, perché i vaccini vanno utilizzati necessariamente, secondo le indicazioni. Non soltanto quelli obbligatori, ma anche opzionali. SIMIT si sta impegnando, inoltre, anche nello studio clinico di nuove molecole per far fronte alle infezioni più urgenti”.
“Il Ministero ha un compito di governo generale del sistema e un compito di programmazione – ha sottolineato Ranieri Guerra, Direttore Generale della Prevenzione sanitaria del Ministero della Salute – e ha il dovere, secondo me, di rivolgersi alle entità scientifiche del Paese, prima di tutto all’Istituto Superiore di Sanità, che è l’organo tecnico-scientifico nazionale, ma ha il dovere di arruolare e di avvalersi delle società scientifiche. E’ lì, infatti, che si produce la conoscenza, è lì che si produce quanto poi è utilizzato per formulare un piano nazionale come quello che abbiamo fatto.
“Per il futuro – prosegue Guerra – ci proponiamo i seguenti tre obiettivi. Il primo è ovviamente di implementare il piano nazionale, quindi arrivare a coperture sufficienti per garantire che le ondate epidemiche che ci aspettiamo, soprattutto il morbillo, nel prossimo futuro, vengano prevenute. La SIMIT ha sicuramente con la propria rete di affiliati un compito importantissimo, perché è l’infettivologo il re e il sovrano della patologia trasmissibile, che non è debellata ed è ancora tra noi. Ha un compito anche di alfabetizzazione e di supporto e di assistenza tecnica nei confronti della medicina di base che deve avere un’informazione corretta, coerente e aggiornata su tutto ciò che esiste. Un terzo punto che mi preme di sottolineare è la pipeline dei vaccini: ci sono a livello globale iniziative importanti, che stanno cercando di elaborare un modello nuovo di partenariato col privato, in modo tale che tutto ciò che in fase due o comunque in fase pre-clinica nell’industria e nella ricerca possa avere una giustificazione economico-finanziaria per progredire verso la commercializzazione”.
LA RESISTENZA AI BATTERI – “Da molti anni – ha aggiunto Giovanni Rezza, Direttore Unità di Infettivologia presso l’Istituto Superiore di Sanità – c’è un allarme globale per i batteri multiresistenti. Soprattutto il governo inglese ha commissionato un rapporto a degli economisti per stimare e predire quanti saranno i casi di morti, probabilmente quantificabili in milioni nel 2050. Nell’Europa mediterranea noi abbiamo la maglia nera: è molto alto il tasso di resistenza ai farmaci, per alcuni batteri si arriva al di sopra 50%, soprattutto batteri gram-negativi (Klebsielle, Acinetobacter). L’industria negli ultimi decenni ha investito poco negli antibiotici: mentre abbiamo molti farmaci antivirali (per HIV, epatiti), per quanto riguarda gli antibiotici ce ne sono pochi nella pipeline dell’industria. Sono diventate così delle malattie neglette. Ciò probabilmente poiché sarebbe stato necessario un investimento notevole rispetto ai guadagni previsti. Nelle malattie infettive croniche chiaramente i guadagni si prospettano più proficui. C’è dunque necessità di maggiore collaborazione tra pubblico e privato: ciò non riguarda solo gli antibiotici, ma anche i vaccini, terreno in cui proliferano molte malattie neglette o emergenti. I governo possono favorire la produzione anche di questi farmaci introducendo degli ammortizzamenti delle spese che si fanno in ricerca e sviluppo, per far sì che al momento del diffondersi dell’epidemia ci siano vaccini efficaci”.
I VACCINI – “Nella pipeline di diverse industrie – ha concluso Giovanni Rezza dell’ISS – si stanno aprendo nuovi fronti, contro i germi multiresistenti ai farmaci, come Clostridium difficile o lo Stafilococco aureo. Si sta lavorando anche su malattie non infettive: ormai si parla di vaccini contro la cocaina, contro i tumori, contro l’alzheimer. Per quanto riguarda le malattie infettive abbiamo nuovi vaccini contro la dengue, vero flagello a livello internazionale. Si fatica, invece, a produrre un vaccino efficace contro la malaria, altra importantissima patologia su scala mondiale. Assolutamente non abbiamo vaccini efficaci contro l’HIV, mentre ne abbiamo a bassa efficacia per la tubercolosi, ma restano fronti aperti. L’NIH (National Institutes of Health, l’ente di ricerca americano) ha meditato le strategie per lo sviluppo di vaccini contro l’HIV. Si stanno tentando dunque approcci diversi ma i risultati non sono soddisfacenti”.
BATTERI MULTIRESISTENTI – Aumenta la pericolosità dei batteri multiresistenti a quasi tutti gli antibiotici, come le Klebsielle, che colonizzano i nostri ospedali, soprattutto alcune più a rischio, come terapie intensive, centri trapianto e tutti quei reparti in cui sono presenti persone con l’immunità compromessa. La causa è legata all’uso inappropriato degli antibiotici: i batteri, come tutti i microrganismi, tendono a mutare, e la pressione antibiotica accentua questo processo favorendo la sopravvivenza di quelli più resistenti. Purtroppo poi non vengono adottate quelle misure necessarie di igiene ospedaliera: lavarsi le mani frequentemente sia da parte del personale medico ed infermieristico che dei visitatori è fondamentale; con queste buone e semplici pratiche si può ridurre notevolmente la diffusione di batteri multiresistenti.
LA COLISTINA E GLI ANTIBIOTICI NEGLI ANIMALI – L’impiego di antibiotici negli animali ha una serie conseguenze anche per l’uomo. Tra i più comunemente usati, la colistina, un l’antibiotico “salvavita”: infatti vi sono alcuni microorganismi, di fatto, resistenti a tutte le classi di antibiotici, tranne alla colistina. Il rischio è che la colistina induca resistenza a batteri che colonizzano gli animali e questi poi possano essere trasmessi all’uomo. E’ per questo che il Ministero della Salute, su indicazione della Comunità Europea, ha inviato una circolare a tutti i veterinari italiani, invitandoli a non somministrare tale prodotto in associazione con altri. Purtroppo, però, la colistina può essere ancora assunta da sola, aggirando di fatto il divieto imposto dalle istituzioni. Non rari, inoltre, i casi in cui gli animali veicolano la Klebsiella pneumoniae diventata anche multi resistente.
“Vi sono alcuni i antibiotici – spiega Marco Tinelli, Direttore dell’UOC di Malattie Infettive e Tropicali di Lodi e Segretario Nazionale della SIMIT , che dal 50 al 70% dei casi non sono più attivi nei confronti di molti batteri, con gravi conseguenze per l’uomo e per la salute più in generale “. Esempi sono l’E.coli e il Campylobacter dove si riscontrano resistenze particolarmente elevate ad antibiotici della classe dei chinoloni come la ciprofloxacina e la levofloxacina largamente usate anche nell’uomo e che arrivano addirittura al 67% e 90 % rispettivamente. I consumatori italiani sono tutelati perché la sorveglianza veterinaria nel nostro Paese è particolarmente attiva e vengono eseguiti routinariamete ripetuti controlli sia sugli allevamenti che sugli alimenti. Occorre però non abbassare mai la guardia perché la resistenza agli antibiotici va monitorata continuamente mediante controlli specifici che devono essere aggiornamenti frequentemente. I sistemi di sorveglianza impongono un impegno di più attori sia livello istituzionale (Governo, Ministeri Salute ed Agricoltura) che professionale dove la continua e fattiva collaborazione tra Infettivologi, Veterinari ed Igienisti è la vera arma vincente per limitare al massima l’emergenza dei batteri multi resistenti e tutelare al meglio la salute pubblica ed il consumatore.