Spazio: l’osservatorio SOFIA prende di mira l’Universo

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SOFIA prende di mira l’Universo. Sarà un anno pieno di importanti obiettivi da perseguire il 2017 per l’osservatorio volante ad infrarossi SOFIA, un progetto realizzato da NASA e DLR – l’Agenzia Spaziale Tedesca – per scandagliare il cielo vicino e lontano da una prospettiva privilegiata, quella della stratosfera.

Secondo i piani, il telescopio, imbarcato assieme ad otto strumenti su di un Boeing 747 modificato ad hoc, in grado di innalzarsi fino a quota 13 000 metri, dedicherà il prossimo futuro ad inseguire traguardi ambiziosi: metà del suo tempo sarà impiegato per osservare pianeti, comete, asteroidi e buchi neri supermassicci nel centro di altre galassie. La restante parte allo studio della regioni protagoniste della genesi di nuovi astri e del mezzo interstellare.

Tra i target – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – anche la grande luna di Nettuno, Tritone, e i pennacchi di acqua su Europa – satellite di Giove, marcato stretto da Hubble. Tritone – tenuto d’occhio durante un transito dinanzi ad un astro brillante previsto ad ottobre del prossimo anno – sarà l’oggetto celeste più vicino a cadere nel mirino di SOFIA mentre l’obiettivo più remoto sarà un buco nero collocato a 12 miliardi di anni luce dalla Terra.

Nel corso delle perlustrazioni a tutto tondo, risponderà all’appello up-GREAT, spettrometro all’infrarosso puntato verso la regione centrale e l’area molecolare della Via Lattea in cui si agitano turbolente nubi di formazione stellare. Sotto osservazione anche il materiale che alimenta il buco nero nel nostro centro galattico.

Per gli obiettivi visibili dall’emisfero terrestre meridionale, SOFIA volerà sopra la Nuova Zelanda accendendo gli “occhi” di FORCAST e FIFI-LS. La caccia alle molecole di etilene, acetilene ed etano nella periferia di Orione, si aprirà invece con lo strumento EXES per raccogliere informazioni sulla formazione di acqua e molecole organiche nelle nursery stellari. La camera HAWC+ invece darà una mano ad ALMA – il più potente tra i telescopi di terra gestito dall’ESO – a comprendere come il campo magnetico galattico resista al collasso delle nubi in cui nascono nuove stelle.

SOFIA deve la propria “vista” aguzza alle tecnologie che imbarca e alla modalità di volo che le permettono di intercettare la luce infrarossa, librandosi nella stratosfera e scavalcando il 99 per cento del vapore acqueo dell’atmosfera terrestre che blocca la maggior parte dei raggi infrarossi.

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