Dando uno sguardo alle ultime animazioni del satellite visibile si nota molto chiaramente come sulle pianure e i bassopiani dell’Europa orientale sia presente un esteso velo bianco che dagli Oblast’ della Russia sud-occidentale e dalla Bielorussia si prolunga fino all’Ucraina centro-occidentale, la Moldavia e buona parte della Romania, sino alle coste occidentali del mar Nero. Non si tratta di neve, ma bensì di un esteso tappeto di nubi basse, o molto basse, alcune anche con base prossima al suolo che origina densi banchi di nebbia. Come quelle osservate fra la Romania, la Moldavia e l’ovest dell’Ucraina, dove è presente un tappeto di strati e stratocumuli, quasi immobile, che arriva a lambire il suolo. Prima di spiegare come si è originato questo enorme tappeto di nubi basse bisogna ricordarsi che in questo periodo dell’anno l’alta pressione non è sempre sinonimo di bel tempo e clima soleggiato, causa il fenomeno dell’inversione termica (dovuto ai cieli sereni) e la stagnazione dell’umidità nei bassi strati che agevola la formazione delle solite foschie e banchi di nebbia notturni lungo le pianure e le vallate delle regioni del nord e in parte di quelle del centro.
Specie in presenza di una ventilazione dai quadranti meridionali che trasporta aria piuttosto mite e umida al di sopra del “cuscinetto di aria fredda continentale” che nel frattempo si è depositato al suolo. Generalmente le formazioni nebbiose, durante la mattinata, venendo riscaldate dai primi raggi di sole, cominciano a sollevarsi dando luogo a cieli in genere nuvolosi o molto nuvolosi per la persistenza di una densa nuvolosità bassa (strati) che causano grigiori, dando all’atmosfera un aspetto umido e uggioso, come avviene sovente in Val Padana, quando la circolazione dei venti nei bassi strati rimane ferma.
L’imponente anticiclone in sviluppo fra la Russia europea e il bassopiano della Siberia occidentale sta favorendo la formazione di intense “inversioni termiche” un po’ su tutte le pianure e i bassopiani dell’Europa orientale, prodotte principalmente dall’irraggiamento notturno del suolo (rapida perdita di calore del terreno) che interessa gli strati più bassi della troposfera. Quando il cielo è sereno, in una condizione anticiclonica, con venti deboli o assenti (velocità inferiore ai 4 km/h), e poco o nullo rimescolamento delle masse d’aria. In tali condizioni il terreno irradia calore verso la media atmosfera, liberandolo rapidamente verso l’alto.
Tale situazione agevola un forte raffreddamento del terreno, favorendo la formazione di uno strato di aria fredda che ristagna presso il suolo, a circa 100-200 metri di altezza, mentre sopra tale quota affluisce o si deposita aria decisamente più calda, molto più leggera. Questo strato di aria fredda e stabile, essendo più pesante, rimane a livello del suolo e con la condensazione dell’umidità origina le temute nebbie d‘irraggiamento, molto note in inverno nelle pianure europee, dalla Francia fino alla Russia.
Essa raggiunge un massimo di intensità al primo mattino per poi scomparire durante le ore più calde della giornata. Inoltre questo fenomeno assume maggior evidenza in inverno e in presenza di cieli sereni o poco nuvoloso, con scarsa ventilazione nei bassi strati.
Durante il giorno, nel periodo invernale, i raggi solari spesso non riescono a riscaldare per bene il suolo, sia per l’aumentata inclinazione d’inverno che per la ridotta durata del giorno o per la presenza di uno strato di neve sul terreno (“Albedo”).
Per questi motivi l’aria a contatto con il terreno, al calar del sole, di conseguenza si raffredda molto rapidamente, raggiungendo temperature inferiori rispetto agli strati atmosferici sovrastanti. La temperatura risulta quindi più bassa in pianura che nelle aree collinari o in montagna, con scarti di anche +10°C +12°C. Ma in realtà per avere un’inversione bastano differenze di appena +2°C +3°C in appena 200-300 metri di altezza.
Di frequente si salda con l’inversione dinamica superiore, associata quest’ultima all’effetto adiabatico dei moti discendenti caratteristici di un’area anticiclonica.
Di solito durante la formazione dell’inversione termica si può osservare come l’andamento termico negli strati d’aria prossimi al suolo rimanga pressoché costante e inalterato per lunghi periodi di tempo. In questo caso parte delle nubi basse e delle nebbie presenti fra l’est della Bielorussia e l’Ucraina centrale verranno letteralmente scalzate via dall’irrompere dei sostenuti e più secchi venti dai quadranti orientali, per lo più da Est e E-SE, che fuoriescono dal bordo più meridionale dell’immenso anticiclone “russo-siberiano”, che ora presenta caratteristiche più “termodinamiche”. Questa sostenuta ventilazione orientale pilotando aria piuttosto secca dalle steppe del Kazakistan occidentale e della Russia meridionale contribuirà a dissipare le nebbie e le nubi basse, prodotte dalle intense “inversioni termiche” di questi ultimi giorni, favorite per l’appunto dal regime anticiclonico.