Dopo l’articolo pubblicato ieri, abbiamo ricevuto numerosi feedback di vario tipo da parte di tanti esperti e professionisti del settore. Alcuni, soprattutto sui social, l’hanno buttata sulla polemica, evitando ogni tipo di commento nel merito e confermando di fatto proprio tutto quello che scrivevamo nello stesso articolo. Molti altri hanno invece raccolto l’invito alla riflessione, e prendendo spunto dalle questioni poste nel pezzo hanno espresso il loro parere in merito.
Tra queste, ne pubblichiamo integralmente una, seguita da alcune nostre considerazioni:
“Gentile dott. Caridi, sono uno studente di dottorato in Scienze della Terra e ho letto con curiosità l’articolo di MeteoWeb Terremoti e Scienze Naturali – Cari geologi, permettete una domanda? Da geologo vorrei risponderle e dirle alcune cose. Nel suo articolo ha inserito l’immagine della carta della pericolosità sismica, che rappresenta la forma di previsione (probabilistica, non deterministica) dei terremoti che ad oggi gli esperti sono in grado di fare. In pratica dice ad un abitante di un qualunque comune della nostra penisola che in 50 anni esiste la probabilità del 10% che il terreno subisca una certa accelerazione (a seconda del colore) in seguito a terremoto (e anche che al 90% quella accelerazione sarà minore). Questa è quella che si chiama periclosità di base. Oltre a questa si deve considerare poi la pericolosità sismica locale, ovvero la pericolosità sismica dovuta a condizioni geologiche e geomorfologiche proprie di quella particolare zona (siamo ad una scala ancora più piccola di quella comunale). Le assicuro che, oltre a me, ci sono molti geologi che studiano e indagano la geologia e la geomorfologia di piccole porzione di territorio per stimare la pericolosità sismica locale di quell’area. Questo per dare uno strumento in più in fase di pianificazione e per fornire all’ingegnere l’azione sismica che è più ragionevole attendersi nel luogo in cui dovrà costruire. Le metto il link del centro di microzonazione sismica e quello del settore sismica della Regione Toscana (http://www.centromicrozonazionesismica.it/it/, http://www.regione.toscana.it/speciali/rischio-sismico), così avrà modo di vedere quello che fanno i geologi (ed i sismologi e tante altre figure professionali), studiando “il suolo” per la prevenzione e non solo. Quello che oggi sappiamo è sufficiente per poter costruire bene e far essere noi cittadini consapevoli della pericolosità sismica del proprio comune, così da indurli a buone pratiche di autoprotezione. Non c’è nessun “atteggiamento scorretto” e nessuna “rassegnazione”. C’è l’idea che, se so che il mio comune ha un’alta pericolosità sismica, non risparmio sulle indagini geologiche per fare un bagno più bello e non aspetto il “salvatore” che mi possa dire quando arriverà il terremoto, ma fisso le mie scaffalature, tolgo gli oggetti pesanti dai posti più alti, mi informo sul piano di protezione civile, su cosa fare se avviene il terremoto e magari su come è fatta la mia abitazione: tutte cose dalle quali cerchiamo di sgattaiolare quando speriamo che qualcuno ci predica quando una scossa avverrà sotto i nostri piedi. Le porgo i miei più cordiali saluti, Giacomo Peruzzi, PhD Student, Tuscan Earth Science PhD Program (XXX cycle) Dept. of Physics, Earth and Environmental Sciences University of Siena“.
Caro Giacomo,
grazie per la risposta che in gran parte conferma quanto scrivevamo ieri nell’articolo. Una forma di previsione già c’è, ed è la carta della pericolosità sismica come giustamente ci ha illustrato. Non è corretto, quindi, continuare ad asserire ossessivamente che “i terremoti non si possono prevedere“. Proprio come scrivevamo nel nostro articolo. Sarebbe più corretto specificare che non si possono prevedere “con precisione“. Nessuno, infatti, pretende che domani ci si alzi a dire a che ora di che giorno avremo un terremoto magari azzeccando anche la magnitudo. Abbiamo voluto porre queste riflessioni soltanto perchè il percorso scientifico che – magari – un giorno futuro porterà anche alle previsioni, ci sembra smarrito da una scienza (la geologia, appunto) oggi più impegnata su temi che non le appartengono in modo diretto (le costruzioni antisismiche, l’ingegneria edile). Tutto qui. E non lo facciamo affatto per voler instaurare una sorta di “gara” su quale scienza sia “migliore” (?!? ci mancherebbe pure), o “più utile“. Tutte sono utili allo stesso modo.
Nessuno, infatti, mette in discussione la validità della prevenzione nelle costruzioni antisismiche, come certificano migliaia di articoli in tal senso che pubblichiamo quotidianamente.
Altrimenti a sgattaiolare siamo prima di tutto noi addetti ai lavori.