Aumenta al Centro Italia la preoccupazione per l’evoluzione dello sciame sismico che negli ultimi mesi ha provocato i violenti terremoti di magnitudo 6.0 (24 agosto) e magnitudo 6.5 (30 ottobre): gli esperti continuano da anni a prevedere in modo sempre più chiaro una “migrazione” dello sciame verso Nord, per l’effetto-contagio tra le faglie. L’Italia è entrata in una vera e propria crisi sismica iniziata con il Terremoto del 2009 a L’Aquila, proseguita con quello del 2012 in Emilia Romagna e adesso con queste forti scosse al Centro Italia. Secondo alcuni studi scientifici pubblicati negli ultimi anni, questa crisi sismica potrebbe “completarsi” con altre forti scosse nei prossimi anni sull’Appennino centro/settentrionale, tra Marche, Umbria, Toscana ed Emilia Romagna, per questo tutte le attenzioni dei principali centri di studio e ricerca sismologica si stanno concentrando su queste aree, vedi gli interventi per mettere in sicurezza le pregevoli opere d’arte di Firenze.
Intanto, però, negli ultimi giorni sembrano essersi attivate nuove faglie: mentre continuano le scosse di assestamento nel territorio dei Monti Sibillini, con epicentro al confine tra Umbria e Marche, con repliche fino a magnitudo 4 (e numerose, ogni giorno, di magnitudo superiore a 3), tutte nella stessa area epicentrale tra Accumoli, Arquata del Tronto, Norcia, Castelsangantelo sul Nera e Castelluccio di Norcia, proprio nelle ultime 48 ore si focalizza l’attenzione su due nuove aree, che fino a questi giorni non erano state interessate da scosse sismiche. Quella storicamente più pericolosa è a Sud, in Abruzzo, nei pressi del lago di Campotosto, dove da ieri si sono verificate 9 scosse di magnitudo superiore a 2, la più forte stanotte alle 02:07 di magnitudo 3.1. L’altra è a ovest, in Umbria, nella zona di Campello sul Clitunno, tra Trevi e Spoleto: qui da ieri si sono verificate 5 scosse di magnitudo superiore a 2, la più forte ieri sera alle 21:01 di magnitudo 3.3.
In entrambi i casi, le scosse di questi nuovi piccoli “sciami” vengono avvertite nelle città di Terni e Rieti, ben più vicine agli epicentri rispetto alla zona dei Monti Sibillini. Eloquenti le mappe nella gallery a corredo dell’articolo.
Ovviamente non è in alcun modo possibile prevedere in modo preciso l’evoluzione di questo sciame sismico, ma certamente nei prossimi giorni/settimane, e anche nei prossimi mesi, si verificheranno ulteriori repliche del sisma principale nella zona dei Monti Sibillini, e la possibile attivazione di nuove faglie limitrofe potrebbe provocare nuove scosse forti oppure determinare un rilascio di energia più debole senza sfociare in ulteriori scosse distruttive. Come tutti ci auguriamo. Ma la “speranza” non basta per affrontare il rischio sismico: l’unica strada percorribile è quella della prevenzione. Bisogna costruire in modo adeguato, e quando tutti gli edifici del territorio saranno messi in sicurezza non avremo più motivo di spaventarci del fatto che la terra continuerà a tremare. Perché in Italia è normale che continuerà a tremare per sempre.