“E’ vero, eh! La presero 150 spelongani e la riportarono qui. Per ricordarne le gesta, ogni tre anni, d’estate, si celebra la Festa bella, una festa grandiosa. L’ultima volta quest’anno, poi c’e’ stato il Terremoto. E per fortuna che c’era la festa, perche’ tanti giovani stavano li’, altrimenti se fossero rimasti in casa sarebbero morti“. Anche se ha altri problemi per la testa, il sindaco di Arquata del Tronto, Aleandro Petrucci, commenta volentieri il recupero, nella chiesa di Sant’Agata a Spelonga, della bandiera da combattimento con stemma musulmano che fu strappata nella Battaglia di Lepanto a una nave turca nel 1571 dagli abitanti della piccola frazione. Custodito in una teca di vetro, il vessillo e’ stato messo in salvo dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Ancona, insieme a vigili del fuoco, volontari e tecnici della Sovrintendenza. Pare che gli spelongani parteciparono attivamente alla fornitura del legname, alla costruzione delle navi e alla battaglia, e per questo – racconta Petrucci – durante la festa
“si va nei boschi dei Monti della Laga e si taglia l’albero piu’ grande, lo si porta in piazza e si costruisce introno ad esso una galea. E’ una ricorrenza molto sentita dalla gente del posto, ma vengono anche gli spelongani che vivono all’estero, soprattutto in Australia, dove c’e’ una grossa comunita’, e in Canada. I ‘romani’ poi, gli spelongani, cioe’, che si sono trasferiti nella capitale, vengono tutti. E’ una festa che dura un mese. L’ha interrotta il Terremoto. E per fortuna, dico, che c’erano tanti giovani fuori a festeggiare. Cinque-sei ragazzi di Pescara del Tronto si sono salvati cosi’…“.