“Il trattamento del carcinoma del pancreas negli ultimi 10 anni ha subìto una vera e propria rivoluzione. Siamo partiti dalla possibilità di contare su una sola terapia, ad avere a disposizione trattamenti di prima e di seconda linea con polichemioterapie. Gli ultimi 5 anni, poi, hanno visto una vera e propria svolta rispetto ai 20 anni precedenti“. A tracciare il quadro è Davide Melisi, ricercatore presso la Sezione di Oncologia Medica dell’Università di Verona diretta da Giampaolo Tortora, oggi a Roma al palazzo dell’Informazione per presentare le iniziative in campo per il World Pancreatic Cancer day del 17 novembre. “Questi progressi – prosegue l’esperto – sono rappresentati da chemioterapie di combinazione molto più attive che in passato, ma soprattutto nella comprensione che la formulazione ‘nanotecnologica’, all’interno di particelle di dimensioni milioni di volte più piccole di un millimetro, di farmaci chemioterapici classici precedentemente poco attivi ne aumenta significativamente l’efficacia. Questi farmaci nanotecnologici, il nab-paclitaxel e il nal-Iri rappresentano oggi rispettivamente la più solida terapia di prima linea e (speriamo disponibile a breve anche in Italia) di seconda linea per il trattamento di questa malattia così aggressiva“. Per quanto riguarda il futuro, spiega ancora Melisi all’Adnkronos Salute, “le due prospettive più concrete sono rappresentate da farmaci che insistono sul ‘microambiente’ del carcinoma del pancreas. Non tanto sulle cellule neoplastiche in sé, dunque, ma su quello che accompagna la neoplasia stessa. E l’immunoterapia, che fino a oggi non sembrava funzionare così bene come per altri tumori quali il melanoma o il tumore del polmone, nel futuro speriamo che possa essere impiegata attraverso terapie di combinazione che possano davvero fare la differenza per i nostri pazienti“. “In Italia – aggiunge – per questo tipo di malattia sono impegnati i migliori gruppi di ricercatori, sia a livello preclinico che traslazionale, che clinico. Questo ha portato, soprattutto attraverso la sinergia di lavoro, ad avere risultati estremamente rilevanti. Il nostro Paese ha contribuito in maniera significativa allo sviluppo dei farmaci attuali e quello che sarà importante per il futuro sarà continuare a lavorare insieme, da Nord a Sud, e soprattutto avere sostegno finanziario per la ricerca“. “Le iniziative per il World Pancreatic Cancer day – conclude – sono di estrema importanza perché il cancro è una patologia di cui si tende a parlare sempre troppo poco, soprattutto di una forma come quella al pancreas che ha una prognosi più severa. Invece se ne deve parlare, con un atteggiamento positivo, e condividere e divulgare i successi che, anche se non sono ancora di cura, certamente aumentano qualità di vita e sopravvivenza“. (AdnKronos)
Tumore del pancreas: “Negli ultimi 10 anni il trattamento ha subito una vera e propria rivoluzione”
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