Si celebra oggi, 4 dicembre, Santa Barbara, martire cristiana, venerata come Santa dalla Chiesa Cattolica e Ortodossa.Ciò che sappiamo sulla sua vita ci è stato tramandato principalmente dalla Legenda Aurea, la famosa collezione delle vite dei Santi, scritta in latino, nel corso dell’anno 1200, da Jacopo da Varazze, vescovo di Genova e frate domenicano.
Santa Barbara nacque in Asia Minore, a Nicomedia, attuale Izmit, nel III secolo d.C. , trasferendosi poi a Scandriglia, in provincia di Rieti, poiché il padre, Dioscoro, fanatico pagano, era un collaboratore dell’imperatore Massimiano Erculeo e aveva ricevuto in dono da quest’ultimo ricchi e vasti possedimenti presso Numanzia, in quella parte di territorio che oggi si chiama Scandriglia. Lì passò ad abitare con Barbara, sua unica figlia, e la moglie, che presto morì. Il padre di Barbara, Dioscoro, fece costruire una torre per rinchiudervi la bellissima figlia, richiesta in sposa da moltissimi pretendenti. Ella, però, non aveva intenzione di sposarsi, ma di consacrarsi a Dio. Prima di entrare nella torre, non essendo ancora battezzata e, volendo ricevere il sacramento della rigenerazione, si recò in una piscina d’acqua vicino alla torre e vi si immerse tre volte dicendo: “Battezzasi Barbara nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Per ordine del padre, la torre avrebbe dovuto avere due finestre, ma Barbara ne volle tre, in onore della Santissima Trinità.
La collera di Dioscoro aumentò a dismisura quando si accorse che, nella torre, era stata edificata una terza finestra, decidendo di ucciderla ma la fanciulla riuscì miracolosamente a fuggire, implorando il Signore affinché le aprisse un varco tra le pareti della torre. Dopo aver esaudito la richiesta della Santa, Dio volle dimostrarle tutto il suo amore, tramutando in 3 gradini uno scoglio che si ergeva sulla montagna, consentendole di poter osservare le mosse del padre che l’inseguiva. Per sfuggire a Dioscoro, Barbara cercò riparo presso un sasso ma la roccia, miracolosamente, si aprì, trasformandosi in una nicchia in cui la Santa trovò riparo.Quando il padre, su indicazione di un pastore, scovò il luogo in cui era nascosta Barbara, la percosse e, trascinandola per capelli, la condusse a casa, flagellandola con una crudeltà bestiale.
Sanguinante e lacerata nelle carni e nell’animo, la Santa venne consegnata al Prefetto Marciano, il 2 dicembre del 290, che la invitò ad abiurare la fede cristiana ma, vanificato ogni suo tentativo, la rinchiuse nuovamente in carcere. Continuando a rifiutare di rinnegare la sua fede, la fanciulla fu sottoposta a tormenti fisici inauditi: le furono lacerate le carni da unghie ferrate e uncini acuminati, bruciati i fianchi con tizzoni ardenti, venne appesa a un tronco per i piedi, colpita alla testa con mazze e bastoni, rotolata su uno strato di aguzzi cocci di vasi, distesa su lamine roventi. Denudata, percossa a sangue, tormentata dalle fiamme, Barbara subì persino la recisione delle mammelle e, così straziata, venne esposta al pubblico ludibrio e frustata affinché il pubblico la schernisse e ridicolizzasse. Emblematico e dolcissimo l’episodio in cui la fanciulla, condotta per le strade, sottoposta al dileggio dei passanti, supplicava il Signore di coprire le sue nudità.
Altre biografie parlano del Signore che oscurò il cielo con nubi grigie, facendo alzare la polvere dalla terra che creò un effetto nebbia al passaggio della povera Barbara. A quel punto, il 4 dicembre, il Prefetto decretò la decapitazione della Santa, incaricando il padre di eseguire, lo stesso giorno, la terribile condanna a morte. Quando Dioscoro finì di far passare la lama della spada sul collo della figlia, un fulmine vendicativo, scagliato dal cielo, lo colpì, provocandone la morte immediata e polverizzando le sue carni, disperse al vento affinché non ne rimanesse traccia.
Diverse anche le leggende legate al luogo del martirio e della deposizione del corpo. Una di queste riferisce che il martirio avvenne a Scandriglia e che il corpo sia stato successivamente trasferito a Rieti nel X secolo per metterlo in salvo dalle scorrerie saracene: qui Barbara divenne patrona della città e le fu dedicata la cappella più ricca della Cattedrale. Un’altra, invece, sostiene che il martirio sia avvenuto in Egitto e le reliquie trasferite in seguito a Costantinopoli, da dove i veneziani, alla fine del X secolo, le avrebbero portate a Venezia, e più tardi a Torcello ed infine a Murano. Oggi i resti della Santa riposano nella Cappella omonima a Burano.