Nella notte fra il 15 ed il 16 dicembre 1998, un palazzo situato al civico 65 di via di Vigna Jacobini, a Roma, nel quartiere Portuense, si sbriciolava: fra le macerie restavano 27 persone, fra cui sei bambini. Il crollo del palazzo commosse Roma e l’Italia intera. La palazzina di cinque piani crollò in piena notte, pochi minuti dopo le 3.
A tanti anni da quel disastro la giustizia non ha ancora fatto luce sulle responsabilità del crollo. Pochi mesi dopo, il dramma si ripeté a Foggia, in Puglia, con il crollo di viale Giotto 120, nel quale restarono uccise 67 persone.
Poco dopo quel tragico evento, Roma si dotò del Fascicolo di fabbricato, un documento che doveva servire a tenere sotto controllo lo stato di salute di tutti gli immobili della capitale. Un documento che poi venne fatto proprio anche da altri comuni e regioni, ma poi cancellato inspiegabilmente pochi anni dopo. Il fascicolo di fabbricato sarebbe oggi di fondamentale importanza anche per monitorare lo stato degli edifici posti in aree a rischio sismico.
Roma ha recentemente vissuto nuovi crolli, legati all’irresponsabilità di singoli ed alla vetustà degli edifici; il problema della stabilità degli edifici è tornato alla ribalta nel 2016 dopo diversi episodi e dopo le forti scosse dovute al terremoto nel Centro Italia. La riabilitazione del Fascicolo di Fabbricato diventa sempre più urgente.