Ambiente, Realacci: dalla green economy 249mila nuovi posti nel 2016

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“L’Italia deve puntare sui suoi talenti e sulle sue migliori energie per rafforzare la ripresa e lasciarsi la crisi alle spalle. Su un’economia più sostenibile e a misura d’uomo che incrocia la green economy con la qualità, la bellezza e la coesione sociale e che proprio per questo è più competitiva e amica del clima”. Così Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente alla Camera, in un post sulla sua pagina Facebook. “Nel 2016, come emerge dal rapporto GreenItaly di Fondazione Symbola e Unioncamere, la green economy produce 249mila nuovi posti di lavoro tra assunzioni programmate di green jobs e di figure con competenze green, pari al 44,5% della domanda complessiva di lavoratori non stagionali, quota che sale fino al 66% nel settore ricerca e sviluppo – spiega – Un numero che si aggiunge ai 3 milioni di green job italiani. Il cui contributo al prodotto lordo del Paese viene stimato per il 2015 a 190,5 miliardi di euro, pari al 13% del totale complessivo”. “Questi risultati sono merito soprattutto delle oltre 385mila imprese, il 26,5% del totale, che dal 2010 hanno investito in tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2 – continua – Una quota che sale al 33% nel manifatturiero, dove l’orientamento green si conferma un driver strategico per il made in Italy, traducendosi in maggiore competitività, crescita delle esportazioni, dei fatturati e dell’innovazione”. In dettaglio, spiega, “nel manifatturiero il 46% delle imprese che investono in tecnologie verdi esporta, contro il 27,7% delle imprese non investitrici; il 35,1% delle imprese green ha aumentato il fatturato nel 2015 a fronte del 21,8% delle altre; il 33,1% ha introdotto innovazioni, contro il 18,7% delle altre”. “Non è un caso se il nostro modello produttivo è tra i più innovativi ed efficienti in campo ambientale – ricorda ancora Realacci – Se in Europa siamo leader nell’economia circolare: recuperiamo 47 milioni di tonnellate di materia ogni anno, il valore assoluto più alto tra i Paesi europei; la Germania, che ha un’economia più grande, 43,6. Questo ci consente un risparmio di energia primaria di oltre 17 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e di evitare 60 milioni di tonnellate di emissioni di CO2”. “E’ questa la migliore risposta alla crisi: un’Italia che fa l’Italia e che si rimette in moto, andando nella direzione indicata dall’Accordo di Parigi sul clima”, conclude.

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