Come ogni stella, il Sole ruota. Ma non si tratta di una rotazione qualunque: il movimento solare presenta delle importanti variazioni, in base alle quali la velocità di rotazione cambia a seconda della superficie di Sole considerata. In altre parole, alcuni punti del Sole ‘viaggiano’ più velocemente di altri.
Gli astronomi – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – hanno scoperto questa insolita proprietà solare circa vent’anni fa, notando in particolare che il 5% dello strato più esterno del Sole girava più lentamente degli strati più interni.
Ma fino ad oggi le ragioni di questa differenza di velocità erano sconosciute. Ora un nuovo studio in pubblicazione su Physical Review Letters trova una soluzione al mistero: le responsabili del rallentamento della stella sarebbero le radiazioni solari.
La ricerca, condotta da un team di astronomi dell’Università delle Hawaii, del Brasile e di Stanford, descrive infatti per la prima volta i meccanismi fisici che rendono parte dello strato esterno del Sole più lento.
“Abbiamo scoperto che le stesse radiazioni solari che riscaldano la Terra – spiega Jeff Kuhn, leader dello studio – sono anche in grado di ‘frenare’ il Sole. Questo avviene a causa della Relatività Speciale di Einstein, che porta il Sole a rallentare gradualmente a partire dalla sua superficie”.
I risultati sono stati ottenuti utilizzando i dati raccolti nel corso di diversi anni dal Solar Dynamics Observatory (SDO) della NASA, un telescopio spaziale lanciato nel 2010 per studiare la nostra stella.
Analizzando le informazioni raccolte dall’Helioseismic and Magnetic Imager di SDO – strumento che studia la variabilità solare e le varie componenti della sua attività magnetica -, gli astronomi sono riusciti a misurare il rallentamento del Sole nel suo involucro più esterno, corrispondente a circa 150 chilometri.
“Apparentemente questa variazione di rotazione è minima – dice Kuhn -, ma nel corso dei 5 miliardi di anni di vita del Sole ha prodotto un’influenza notevole, arrivando a interessare una porzione di Sole pari a 35.000 chilometri”.
Questo ‘freno’ che agisce sulla nostra stella riguarda probabilmente anche il suo campo magnetico: il prossimo passo sarà, dunque, cercare di capire in che modo il magnetismo solare, che parte dalla corona del Sole, può cambiare prima di arrivare fino all’ambiente terrestre.