Denunciati in provincia di Vicenza due cacciatori che dotavano i propri cani di collari elettrici: lo rende noto l’Enpa, l’ente nazionale protezione animali. Le guardie – informa l’ente – “hanno verificato le schede tecniche degli apparecchi, notando che con il telecomando si poteva dare l’impulso che scatenava la scarica elettrica sul collo del cane fino alla distanza di un chilometro e mezzo; nelle modalità d’uso del telecomando stesso viene poi descritta la scala delle scariche, da 4 a 12, alla modalità 12 viene segnalato di usarla solamente per cani difficili o grossi e resistenti e per brevi periodi“. “Il collare è dotato di due elettrodi a punta che si trovano nella parte interna a contatto con la pelle del cane, il cacciatore quando vuole richiamarlo, oppure gli vuole fare cambiare direzione gli somministra una scarica che tramite i due elettrodi gli arriva alla pelle; la potenza e la durata della scarica vengono decise dal cacciatore nel momento in cui le invia, nei due casi denunciati, le guardie zoofile hanno notato che entrambi i cani non stavano bene, stressati e occhio allucinato“. I cacciatori “si sarebbero difesi affermando che sono apparecchiature regolarmente vendute nei negozi autorizzati e che nessuno dei responsabili delle associazioni li aveva informati che non si possono usare“. Il passaggio della corrente elettrica nella zona topografica del collo, spiega l’Enpa – va ad interferire con l’attività nervosa del nervo vago, responsabile ad esempio della conduzione dell’impulso elettrico al cuore e può causare alterazioni alla contrattilità miocardica: si tratta di “un addestramento basato esclusivamente sul dolore“.
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Cani maltrattati con collari elettrici: la denuncia dell’Enpa
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