Quinto giorno consecutivo di nebbia in pianura Padana, ma anche il più freddo: dopo le minime polari, fino a -4/-5°C in molte località di Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna, adesso abbiamo una giornata di ghiaccio nelle zone più fredde della pianura Padana, dove la nebbia è più fitta, tra Lombardia orientale, Veneto occidentale e alta Emilia Romagna. Qui le temperature si mantengono sottozero anche in pieno giorno. Neanche con un’ondata di freddo in atto le temperature sarebbero così basse: siamo in alcuni casi 8-9°C al di sotto rispetto alle medie stagionali. Ovviamente soltanto in pianura, perchè in montagna fa caldo come spiega il termine stesso del fenomeno in atto: l’inversione termica. Sull’Appennino Tosco/Emiliano si stanno verificando addirittura degli incendi, e abbiamo +12°C ai 1.120 metri di altitudine di Frassinoro e a Pievepelago, ma soprattutto +11°C ai 2.000 metri del Monte Cimone o +14°C sulla vetta del Monte Penice a 1.430 metri di altitudine. Situazione analoga sulle Alpi con +13°C ai 1.200 metri di Bormio, ai 1.388 metri di Massello, ai 1.670 metri di Pracatinat e ai 2.150 metri di Pian Giasset (Crissolo), +14°C ai 1.500 metri di Oga, e ai 1.770 metri di Elva. Temperature pazzesche, tipicamente primaverili, di oltre dieci gradi più elevate sulle vette montuose rispetto alla pianura.
E proprio in pianura, insieme alla nebbia si è riproposto l’affascinante e spettacolare fenomeno della galaverna. La galaverna tecnicamente è quella precipitazione determinata dalla nebbia ghiacciata.
Molto spesso, infatti, la nebbia provoca pioviggini simili ad “aerosol”; quando le temperature sono sotto lo zero, queste pioviggini sono composte da piccoli agetti di ghiaccio che si posano soprattutto sull’erba, sugli alberi e nelle campagne, dando l’effetto della neve.
Fenomeno raro, ma non rarissimo, in pianura Padana, è molto frequente in montagna sia sulle Alpi che, soprattutto, su tutto l’Appennino dove capita molto spesso che la nebbia lascia questo coreografico strato di ghiaccio bianco posato sulla vegetazione.
Le piccolissime goccioline di vapore sospeso in aria che accompagnano ogni fenomeno di nebbia, quando le temperature sono sottozero si congelano, rendendo ancor più affascinante il paesaggio.
Il fenomeno, per i meteo/appassionati, è uno tra i più emozionanti perchè capita molto spesso di andare in montagna, con accumuli nevosi abbondanti, ma senza provare le stesse emozioni se gli alberi sono spogli del bianco tipico della galaverna, poichè è spesso proprio questo che rende il paesaggio fatato e incantevole.
Quando c’è anche forte vento, capita di avere accumuli di ghiaccio, anche trasversali, per diversi centimetri non solo nelle campagne e sugli arbusti, ma anche nei pali della luce e nei ripetitori.
La base di accumulo è infatti la più strana e varia e molto spesso dipende dalle condizioni atmosferiche che accompagnano la nebbia.
Solitamente la galaverna si posa sui fili d’erba più alti, sui rami più esterni degli alberi, ma anche sui fili stesi ed alle linee aeree dell’alta tensione, sulle rocce sporgenti, sulle croci di vetta, arriva addirittura a posarsi sulla barba, sui capelli e sulle sopracciglia dell’escursionista o dell’essere umano che si trova di passaggio in mezzo a questa fredda nebbia.
Se la ventilazione è debole, questo accrescimento è regolare, ed i cristalli sono di notevole bellezza e simmetria, molto simile alla logica dell’esagono che genera il fiocco di neve nelle nubi.
Se lo strato è in movimento sostenuto, come può succedere col vento alle quote montane più alte, il deposito è più irregolare, e crea sugli oggetti formazioni di ghiaccio ugualmente vistose, ma di forma appuntita irregolare, di un colore bianco più opaco, di solito sottovento alla direzione di arrivo della nebbia.
La comparsa della galaverna nelle zone di pianura è solitamente indice di tempo stabile, anticiclonico, con temperature basse e assenza di nubi.
Per la pianura Padana, lunghi periodi anticiclonici, gelidi, nebbiosi e caratterizzati da fenomeni analoghi (la galaverna, appunto) sono caratteristici dell’inverno e soprattutto del mese di Dicembre. L’ultima volta che è accaduto in proporzioni simili a quelle di questi giorni, era stato nel Dicembre 2013.