L’invecchiamento è reversibile, la vita si può allungare del 30%! Ok i test sui topi, obiettivo anche sugli umani

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Topi anziani sono stati ringiovaniti e la loro vita e’ stata allungata del 30%, cioè si è passati da una media di 18 mesi a 24 mesi: per gli esseri umani significherebbe arrivare dall’attuale media di circa 80 anni (almeno in Italia) ad una media di oltre 100 anni. E quelli che oggi sono gli ultracentenari, diventerebbero la normalità con possibili picchi di longevità fino a 150 anni. Tutto questo potrebbe accadere presto grazie alla “riprogrammazione” delle cellule del nostro corpo: i test sui topi hanno funzionato in modo egregio, e la stessa tecnica ha dimostrato di funzionare anche su cellule umane in provetta.

E’ la prima volta che si dimostra che il processo di invecchiamento non ha un’unica direzione e che non e’ irreversibile. Pubblicato su Cell, il risultato si deve al gruppo coordinato da Juan Carlos Izpisua Belmonte, dell’Istituto Salk per gli Studi Biologici a La Jolla, in California. ”Dimostriamo che il processo di invecchiamento potrebbe essere invertito” ha detto Belmonte. Ed è la scoperta più importante, perchè fino ad ora si riteneva che fosse irreversibile.

Cellule del tessuto connettivo (fibroblasti) di topi anziani (a sinistra) e ringiovaniti (a destra) (fonte: Juan Carlos Izpisua, Belmonte Lab /Salk Institute)
Cellule del tessuto connettivo (fibroblasti) di topi anziani (a sinistra) e ringiovaniti (a destra) (fonte: Juan Carlos Izpisua, Belmonte Lab /Salk Institute)

Nell’esperimento i ricercatori sono partiti dalla tecnica di riprogrammazione cellulare che permette alle cellule adulte di tornare ‘giovani’, cioe’ staminali, che si basa sull’immersione delle cellule adulte in un cocktail di 4 geni che le fanno tornare indietro nel tempo a uno stato di cellule staminali. La differenza, in questo caso, e’ il tempo di immersione che da circa 3 settimane e’ stato ridotto a 4 giorni. Nell’esperimento sono state utilizzate sia cellule umane sia di topo e tutte dopo il ‘trattamento’ sono ‘ringiovanite’, nel senso che le disfunzioni molecolari associate all’eta’ sono diminuite.

Cellule muscolari di topi anziani (a sinistra) e ringiovaniti (a destra) (fonte: Juan Carlos Izpisua, Belmonte Lab /Salk Institute)
Cellule muscolari di topi anziani (a sinistra) e ringiovaniti (a destra) (fonte: Juan Carlos Izpisua, Belmonte Lab /Salk Institute)

Incoraggiati da questo risultato, i ricercatori hanno usato lo stesso metodo direttamente nei topi vivi, che avevano una malattia genetica rara chiamata progeria, cioe’ l’invecchiamento precoce, modificandoli geneticamente in modo da avere nel Dna i quattro geni che sono stati attivati attraverso un semplice antibiotico. Una volta che la sostanza ha ‘acceso’ i geni, le cellule sono state riprogrammate e i topi sono ‘ringiovaniti’. In particolare, sono migliorate le condizioni di cuore e sistema vascolare e la vita degli animali si e’ allungata del 30%. L’esperimento ha ‘ringiovanito’ anche topi anziani, nei quali sono migliorate le condizioni soprattutto di pancreas e muscoli. ”I topi non sono esseri umani e sappiamo che sara’ molto piu’ complesso ringiovanire una persona”, ha rilevato Belmonte. ”Ma lo studio dimostra che l’invecchiamento e’ un processo ‘plastico’, sul quale si puo’ intervenire, a differenza di quanto pensato finora”.

Nell’esperimento i ricercatori hanno utilizzato una versione ‘ridotta’ della tecnica introdotta nel 2006 dal giapponese Shinya Yamanaka per far tornare ‘bambine’ le cellule adulte e basata su un cocktail di 4 geni, chiamati Oct-3/4, Sox2, c-Myc, e Klf4. Le cellule così ottenute sono pluripotenti, ossia capaci di seguire diverse direzioni nello sviluppo, e vengono cchiamate Cellule staminali plupotenti indotte (Ips). Finora adottata solo su cellule, questa tecnica prevede che le cellule adulte siano immerse nel cocktail di geni per circa tre settimane. Per applicarla su animali vivi il gruppo di Belmonte ha deciso di prendere una ‘scorciatoia’, abbreviando i tempi da tre settimane a soli quattro giorni.

L’obiettivo non era infatti riportare le cellule dei topi anziani ad essere nuovamente bambine, ma farle ringiovanire appena un po’: quanto basta per garantire una buona salute. Un’impresa non facile, considerando che uno dei rischi maggiori di questa stimolazione delle cellule in animali vivi è la formazione di tumori. Per questo motivo il gruppo californiano ha integrato il cocktail di geni con un antibiotico a largo spettro, nella giusta quantità per impedire la formazione di tumori senza altri effetti collaterali. E nei topi  “riprogrammati” infatti non s’è verificato alcun caso di tumore.

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