Con l’inverno e l’arrivo del freddo inizia il periodo più pesante, in cui la probabilità di morire è 20 volte maggiore rispetto ai giorni di grande caldo. Lo afferma, ricorda il New York Times, uno studio condotto in 13 paesi del mondo tra cui l’Italia, pubblicato dalla rivista Lancet, secondo cui gli aspetti più pericolosi non sono tanto i giorni di picco negativo della temperatura, quanto i periodi prolungati di temperature un po’ sotto la media. Lo studio, pubblicato nel 2015, ha analizzato oltre 74 milioni di morti attribuibili a caldo e freddo, osservando come le temperature estreme, in un senso o nell’altro, sono responsabili di meno dell’1% della mortalità totale.
La maggioranza delle morti attribuibili alla temperatura, oltre il 7% del totale, scrivono gli esperti, dipende dai giorni in cui la colonnina di mercurio è sotto la temperatura ottimale, mentre solo lo 0,42% si ha in estate quando fa più caldo del normale. L’effetto, sottolinea lo studio coordinato dalla London School of Hygiene, è maggiore nei paesi a climi temperati, in cui qualche giorno di freddo più intenso del normale uccide di più in Australia che in Svezia. Tra le principali cause anche il fatto che il sangue con il freddo diventa più denso, aumentando il rischio di ictus e attacchi cardiaci per la formazione di coaguli, e il fatto che la tendenza a stare in luoghi chiusi favorisce le malattie infettive, e a queste si assommano effetti come il maggior numero di incidenti per le strade ghiacciate o le morti per incendi provocati da stufe e camini. “Le evidenze che abbiamo trovato – concludono gli autori – hanno conseguenze importanti per pianificare interventi di salute pubblica che minimizzino le conseguenze di temperature avverse”.