Sla: riflettori puntati sul sistema nervoso periferico (Snp). Scienziati italiani dell’Irccs ospedale San Raffaele di Milano hanno scoperto che oltre 800 geni vengono espressi in modo anomalo nel Snp di chi soffre di sclerosi laterale amiotrofica, già nelle fasi precoci della malattia. Lo studio, pubblicato sulla rivista ‘Scientific Reports’ del gruppo Nature e finanziato da AriSla-Fondazione italiana di ricerca per la Sla (progetto Ex-Alta, Call for Projects 2014), getta nuova luce sui meccanismi responsabili della patologia neurodegenerativa e apre allo sviluppo futuro di terapie innovative in grado di rallentarne la progressione. In particolare, il team ha individuato un gene – l’Hdac2 – che avrebbe un ruolo chiave nei meccanismi all’origine della Sla e potrebbe essere il bersaglio di nuovi farmaci. La ricerca -spiegano dall’Istituto del Gruppo ospedaliero San Donato- ha indagato per la prima volta le anomalie molecolari associate alla Sla in cellule del sistema nervoso periferico, prelevate in vivo da 8 malati in fase iniziale di patologia. Fin da questi stadi precoci, prima della comparsa dei sintomi più evidenti, i pazienti presentano infatti delle lesioni alle fibre dei nervi motori, che suggeriscono una funzione cruciale del Snp nello sviluppo della malattia, elemento finora spesso ignorato. Presupposto fondante dello studio è stata la recente validazione, effettuata dallo stesso gruppo di ricerca, della biopsia del nervo motorio: una tecnica diagnostica particolarmente avanzata che l’Irccs di via Olgettina è stato uno pochi centri in Europa ad avere sviluppato e studiato. Consiste nella raccolta di un campione di nervo motorio da un paziente che presenta i primi sintomi della malattia. “Solo ora la biopsia del nervo motorio sta conquistando l’interesse della comunità scientifica. La nostra è stata a lungo una scelta di frontiera”, afferma Angelo Quattrini, a capo dell’Unità di Neuropatologia sperimentale, coordinatore del lavoro insieme a Filippo Martinelli-Boneschi, responsabile dell’Unità di Genetica umana delle malattie neurologiche. “Dopo avere dimostrato che si tratta di una tecnica diagnostica potente e accurata per distinguere in fase precoce la Sla – aggiunge Quattrini – con questo studio mostriamo la sua importanza anche in ambito di ricerca, perché può svelare meccanismi molecolari fondamentali nello sviluppo della malattia a livello del sistema nervoso periferico”. Gli scienziati hanno raccolto dei campioni di nervo motorio da 8 pazienti con Sla iniziale e – come gruppo controllo – da 7 pazienti affetti da neuropatia motoria, una condizione patologica che nelle prime fasi può essere facilmente confusa con la Sla. Dall’analisi dei campioni i ricercatori hanno osservato livelli anomali di espressione per oltre 800 geni. “Questo significa – precisano – che nelle cellule del sistema nervoso periferico di una persona affetta da Sla ci sono, già nelle prime fasi della malattia, alterazioni caratteristiche e distintive che possono essere identificate e misurabili”. Ma gli studiosi sono andati oltre, per capire quali fossero i processi governati dai geni individuati. “Ogni gene trascrive per una proteina – ricorda infatti Nilo Riva dell’Istituto di Neurologia sperimentale del San Raffaele, primo autore della ricerca insieme Ferdinando Clarelli – e ogni proteina svolge il proprio ruolo, in questo caso patologico, in concerto con altre proteine. Come i corridori di una ‘staffetta’ molecolare'”. Ebbene, “studiando le catene molecolari che coinvolgono i geni espressi in modo anomalo, ovvero ricostruendo le squadre di geni che corrono in questa staffetta -conclude lo studioso- abbiamo scoperto un gene, chiamato Hdac2, che sembra coordinare più squadre e il cui ruolo nella malattia sembra perciò di particolare importanza”. Hdac2 regola la trascrizione dei geni ed era già stato messo in relazione alla progressione della Sla. Il lavoro conferma la tesi e rilancia il ruolo di Hdac2 come possibile target farmacologico per rallentare la malattia.