Salute: “Occorre curare i pazienti con epatiti meno gravi e abbassare i prezzi”

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Due anni per curare quasi 60mila pazienti gravi affetti dall’epatite C. E, ora che i primi due anni di programma in Italia sono giunti al termine, si affaccia una nuova sfida per il Servizio sanitario nazionale: avviare la cura per tutti i pazienti fino ad oggi esclusi dalle nuove terapie. Se ne parla al XXXVII Congresso nazionale Sifo, la Società dei farmacisti ospedalieri e dei servizi farmaceutici territoriali delle aziende sanitarie, in corso in questi giorni a Milano. “E’ ora di cominciare a trattare i pazienti meno gravi, allargando ma non eliminando gli attuali criteri Aifa – dice Giovanna Scroccaro, dirigente del Servizio farmaceutico della Regione Veneto e past president Sifo – Per farlo, occorre abbassare il prezzo del farmaco, cosa per cui si sta muovendo Aifa, intenzionata a chiedere alle aziende farmaceutiche un ribasso”.

Per Scroccaro, comunque, “il prezzo di 14.000 euro è infatti troppo alto per pensare di curare altri 300.000 pazienti”. La svolta, però, deve essere anche e soprattutto organizzativa, aggiunge Scroccaro. “E’ necessario anche che le Regioni, attraverso i centri di cura, si riorganizzino per essere in grado di curare tutti i nuovi pazienti. Serve un miglior collegamento tra Centri Specialistici autorizzati alla prescrizione e Centri periferici che hanno in cura i pazienti con epatite C, così come è indispensabile la collaborazione con i medici di medicina generale – che sono a stretto contatto con i loro assistiti – per individuare precocemente i pazienti infetti quando ancora non sanno di esserlo. E’ quindi necessario riorganizzare le cure e serve una forte coesione tra i diversi professionisti coinvolti”, conclude.

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