San Nicola: le leggende più affascinanti e suggestive

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Tante le leggende che si crearono intorno a San Nicola. Si narra che la prima occasione per manifestare la sua carità, fu offerta al santo da un vicino di casa, un uomo un tempo agiato, ridotto poi in miseria al punto tale da non poter dare neppure una piccola dote alle sue tre bellissime figlie che stavano per imboccare una strada disonorevole, avviate dallo stesso padre alla prostituzione.

Il giovane Nicola, avvertito di questa situazione da Dio, mediante un sogno, fece recapitare segretamente tre gruzzoli di monete, avvolte in un fazzoletto, al povero padre che potè così accasare dignitosamente le figlie.

Anche l’elezione a Vescovo è circondata da un alone leggendario. Si racconta infatti che nell’anno 300, essendo morto il Vescovo della città, il clero si radunò per eleggerne il successore. Durante la notte Dio parlò in sogno al più anziano e autorevole membro del clero e gli disse che doveva diventare Vescovo colui che all’alba sarebbe entrato in chiesa per primo. Il saggio sacerdote si recò in chiesa alle prime luci del mattino, quand’ecco vide un giovane che si apprestava a varcare la soglia. Era il giovane Nicola, che, stupito, cercò di sottrarsi alla responsabilità vescovile, ritenendosi indegno. Non potè nulla contro la volontà del clero e del popolo di Myra: fu acclamato Vescovo e divenne un ottimo pastore.

L’episodio più importante e più storicamente documentato è quello che vede il Santo intervenire a salvare tre innocenti dalla decapitazione, fermando la spada del carnefice Per indicare l’innocenza di quei condannati a morte, più spesso si diceva che Nicola aveva salvato tre innocenti. A quel punto qualche scrittore fece un po’ di confusione, affermando che Nicola aveva salvato tre bambini invece di dire che aveva salvato tre innocenti. Il primo a dare questa erronea traduzione sembra che sia stato Reginold, uno scrittore tedesco che, nel 961 dopo Cristo, venne eletto vescovo proprio per aver scritto una bella Vita di S. Nicola, intercalata da brani in musica. Invece di “innocentes”, Reginold usa il termine “pueri”, insinuando, nella mente dei fedeli, che si trattava di una storia diversa dall’episodio della liberazione di tre innocenti dalla decapitazione. Nel corso di circa un secolo e mezzo la “storia” dei bambini salvati da S. Nicola entrò anche negli inni sacri e, poco a poco, venne elaborato un racconto vero e proprio, seguendo due linee principali.

Secondo una prima versione, il fatto sarebbe accaduto mentre Nicola si recava al concilio di Nicea. Fermatosi ad un’osteria, gli fu presentata una pietanza a base di pesce, almeno a quanto diceva l’oste. Nicola, divinamente ispirato, si accorse che si trattava invece di carne umana. Chiamato l’oste, espresse il desiderio di vedere come era conservato quel “pesce”. L’oste lo accompagnò presso due botticelle piene della carne salata di tre bambini da lui uccisi. Nicola si fermò in preghiera ed ecco che le carni si ricomposero e i bambini saltarono allegramente fuori dalle botti. La preghiera di Nicola spinse l’oste alla conversione, anche se in un primo momento questi aveva cercato di nascondere il suo misfatto.La seconda versione della leggenda non parla di bambini, ma di scolari. Un nobile di un villaggio presso Mira, dovendo mandare i figli ad Atene per continuare negli studi, disse loro di passare da Mira a pren­dere la benedizione del vescovo Nicola.

Essendo questi assente, essi non poterono incontrarlo e, giunta la sera, cercarono una locanda. Ve­dendoli benestanti, l’oste entrò di notte nella loro camera e li uccise, prendendosi i preziosi vestiti. Non contento, mescolò le loro carni con altra carne salata, per darle agli avventori.Il giorno dopo Nicola, divinamente avvertito, si recò dall’oste chie­dendo della carne. L’oste gli mostrò la carne conservata, aggiungendo che era buona da mangiare. Nicola attese sperando nel suo pentimento, ma quello non diede segni di resipiscenza. Allora il Santo benedisse quelle carni e i tre scolari tornarono in vita. Con la sua preghiera e le sue esortazioni, finalmente l’oste si pentì e promise di condurre una vita virtuosa. I tre scolari, come risvegliandosi dal sonno, presero le loro cose e ripresero il viaggio per Atene.

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