Derma bovino contro la ‘sindrome da spogliatoio‘, onde d’urto contro le prostatiti, ma anche tecniche di chirurgia intima mininvasive. Sono alcune delle novità che verranno illustrate durante il XII Congresso nazionale della Società Italiana di chirurgia genitale maschile (Sicgem), a Bologna fino al 3 dicembre, presieduto da Fulvio Colombo. Durante la tre giorni, oltre alle letture magistrali e alle tavole rotonde, saranno effettuati otto interventi in live surgery in collegamento con le sale operatorie del Policlinico di Sant’Orsola di Bologna. Se c’è un problema di misure, oggi la chirurgia genitale può fare molto per alleviare la cosiddetta ‘sindrome da spogliatoio’.
“Per la prima volta al mondo, nel corso del Congresso, verrà effettuato un intervento chirurgico di ingrandimento penieno con l’innesto di una matrice di collagene acellulare derivata dal derma bovino neonatale e fetale”, spiegano gli organizzatori dell’evento. In generale, anche in Italia, per l’ingrandimento del pene si innesta del grasso prelevato dal tessuto adiposo dello stesso paziente, ma nel tempo la tecnica ha dimostrato degli inconvenienti, a cominciare dal riassorbimento del grasso stesso e dalla creazione di antiestetici accumuli. “Anche nei casi rari in cui il grasso viene distribuito in maniera omogenea – spiega Giovanni Alei, professore emerito di Urologia della Sapienza Università di Roma e presidente della Sicgem – il paziente nella fase di erezione ha la sensazione di avere un cuscinetto intorno al pene. In passato – continua – abbiamo avuto ottimi risultati con il derma umano, che tuttavia non viene più commercializzato in Italia perché soggetto alle stesse normative della donazione d’organo e delle trasfusioni”.
“In alternativa – continua – è stato usato il derma suino, che dona al paziente la percezione di rigidità e un ampliamento uniforme, ma ora siamo pronti a intervenire con il derma bovino fetale o neonatale che ha la particolarità di essere più inerte di quello suino e di quindi provocare meno reazioni di intolleranza”. Nell’operazione che verrà eseguita durante il vongresso nazionale della Sicgem, in particolare, verrà innestato nella sottocute del pene un derma bovino dello spessore di 3 millimetri. “Il paziente – sottolinea Alei – ha 39 anni e ha già subito un intervento di ingrandimento con l’inserimento di grasso autologo, ma con risultati insoddisfacenti”. All’appuntamento di Bologna verrà presentato poi un recente studio, condotto da Piero Letizia, urologo e dottore di Ricerca in Chirurgia Plastica dell’Università Sapienza, sull’utilizzo delle onde d’urto a bassa intensità per curare la prostatite, una patologia che colpisce il 14% della popolazione maschile. “L’applicazione delle onde d’urto a bassa intensità – afferma Letizia – ha dimostrato già ottimi risultati nel caso delle disfunzioni erettili perché è stata riscontrata la creazione di nuovi vasi (neoangiogenesi) nell’organo del paziente. L’impulso meccanico, infatti, produce una sostanza, l’ossido nitrico sintetasi, e il rilascio di fattori di crescita vascolari. Le onde d’urto risolvono così il problema alla base: riscontriamo una diversa reattività del tessuto cavernoso di fronte a uno stimolo erettile che, come dimostrato, ha una durata persistente nel tempo”.
Lo studio ha visto l’applicazione di due trattamenti, da 3000 onde d’urto ciascuno, ogni settimana per 6 settimane, su 18 pazienti con un’età media di 39 anni. Sempre durante il congresso verrà eseguita una seconda operazione: un intervento di allungamento effettuato secondo la tecnica ideata dallo stesso Alei, che prevede l’inserimento di un distanziatore in silicone fra pube e base del pene, che ben si adattano alle caratteristiche anatomiche dei pazienti. “Le tecniche più attuali – commenta Alei – consentono aumenti di dimensione intorno al 25-30% rispetto a quelle iniziali, restituendo sicurezza e piena facoltà di intraprendere una vita di relazione normale. A oggi, abbiamo operato circa 500 pazienti, effettuando in alcuni casi entrambi gli interventi di allungamento e ingrandimento”. Nel campo della chirurgia genitale maschile ci sono poi le tecniche minivasive. Un esempio è quella utilizzata per correggere l’induratio penis plastica o malattia di La Peyronie, caratterizzata da ispessimenti fibrosi o placche, in una o più parti del pene, e dall’incurvamento. “Oggi è possibile conservare la capacità erettile e la sensibilità per la correzione della curvatura, attraverso un accesso alla base del pene, senza circoncisione, che non lascia segni visibili”, concludono gli esperti.