Shinzo Abe e Obama a Pearl Harbor, Cina indignata per le mancate scuse: ma servono davvero dopo 75 anni? [GALLERY]

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Prima gli Usa, che non hanno chiesto scusa per la bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki, ora il Giappone, il cui premier in visita a Pearl Harbor fa lo stesso per l’attacco avvenuto nel 1941. Già lo scorso aprila il segretario di Stato americano John Kerry aveva ‘gelato’ il Giappone, dove si trovava in occasione del G7, dichiarato: “Non chiederò mai scusa da parte degli Stati Uniti per la bomba atomica che distrusse Hiroshima“. Ora, nel discorso che il premier giapponese, Shinzo Abe, ha pronunciato durante la sua storica visita a Pearl Harbor accanto al presidente americano, Barack Obama, ha espresso le sue ”condoglianze sincere ed eterne” per le vittime dell’attacco a sorpresa in cui 75 anni fa persero al vita 2.400 americani e che decretò l’entrata in scena degli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale.

pearl harborIl governo cinese, però, non ci sta e lamenta la mancanza di “scuse sincere”. Durante una conferenza stampa, il portavoce del ministero degli Esteri, Hua Chunying, ha aggiunto che senza queste scuse non ci potrà essere una “riconciliazione credibile e duratura” tra il Giappone e i Paesi che da esso furono invasi durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel corso della sua visita alla base navale delle Hawaii, il premier giapponese ha evitato di chiudere scusa, ma ha reso omaggio alle vittime dell’attacco nipponico compiuto il 7 dicembre del 1941, un attacco ‘a tradimento’ perché messo in atto senza aver prima consegnato la dichiarazione di guerra. Ma per la Cina le parole di Abe non sono state sufficienti: “Quel che il Giappone ha fatto in Cina e in altri Paesi asiatici è stata un guerra di aggressione. E aggressore e vittima possono avere una riconciliazione solo quanto l’aggressore compie un riflessione e una discolpa sincera“, ha aggiunto Hua. “Per tutti i Paesi asiatici che furono vittime, nessuna azione puo’ essere paragonabile a una discolpa sincera“.

LaPresse/Reuters
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Abe è stato il quarto premier giapponese in visita a Pearl Harbor, e il primo a farlo insieme a un presidente americano. Una visita ”storica”, come l’ha definita Obama, che mostra ”il potere della riconciliazione” e dimostra come le ”ferite di guerra possono cedere il passo all’amicizia”. Le scuse, dunque, possono servire a qualcosa? 2400 morti durante l’attacco a Pearl Harbor; circa 200 mila morti diretti per l’atomica su Hiroshima e Nagasaki; circa 150 mila sopravvissuti che hanno condotto una vita d’inferno a causa delle radiazioni e conseguenze che sono ricadute su figli e nipoti. A tutto questo si può rimediare con delle semplici scuse? Le scuse fatte dai governanti di oggi, che all’epoca nemmeno erano nati, cambierebbero il corso della storia? O servirebbero solo a caricare di retorica fatti che devono essere ricordati invece per la loro concretezza e per il dolore immenso che hanno causato a chi li ha vissuti? Fatti che non dovrebbero più ripetersi, e che solo eliminando antichi rancori possiamo allontanare dal nostro tanto sbandierato ‘mondo moderno’.

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