E’ stato Accumoli l’epicentro del sisma del 24 agosto, il comune che dopo il Terremoto è sprofondato di 20 centimetri e che dopo quelli di fine ottobre è stato spazzato via, costringendo il sindaco, Stefano Petrucci, a ordinare l’evacuazione totale del territorio. Ormai l’intero paesaggio è cambiato: da piazza San Francesco, in quello che una volta era il ritrovo della piccola comunità, si sale verso il nulla, in un cumulo di macerie e detriti. Come per Amatrice, anche ad Accumoli la comunità si distribuisce su una serie di frazioni (17 per la precisione) dove la conta dei danni diventa un’impresa: nel solo capoluogo comunale sono decine e decine le case distrutte, danneggiate per la maggior parte, compromesse, inagibili. Le frazioni di Fonte del Campo, San Giovanni, Illica sono accomunate dallo stesso scenario.
Quest’ultima rappresenta per Accumoli quello che Saletta ha rappresentato per Amatrice: il simbolo della tragedia. A Illica, il 24 agosto, si sono cercati corpi per tutto il giorno, ne sono poi stati estratti 5 senza vita dalle macerie; tra questi quello di una giovane spagnola, che stava trascorrendo alle pendici dei monti della Laga gli ultimi giorni di vacanza, prima di tornare a casa con il marito, lui originario di Accumoli, sopravvissuto. Storie di un dolore, come quella della famiglia Tuccio, l’unica ad essere scomparsa per intero. Una famiglia giovane, quella di Andrea Tuccio, e coraggiosa, con Andrea, poco più che trentenne che aveva deciso di rimanere in quella terra sfidando lo spopolamento delle montagne, insieme alla giovane moglie e ai suoi due piccoli figli, 8 anni il primo, appena 7 mesi il secondo. Saranno 11, in totale, i morti sul territorio accumolese. Gli abitanti di Accumoli, per il troppo dolore e la grande paura, hanno scelto per la maggior parte di non restare, di andare via. Circa 250 persone si sono trasferiti nelle strutture alberghiere messe a disposizione dal Comune di San Benedetto del Tronto, nelle Marche, gli altri in sistemazioni autonome. Il tutto in attesa delle casette, del ritorno della vita in quello che oggi assomiglia quasi a un deserto. O quasi. Perché c’è anche anche chi è rimasto. Agricoltori, allevatori, che restano vicini agli animali, che altrimenti morirebbero, in una situazione di grande sofferenza privi stalle e fienili, distrutti anch’essi dal Terremoto. Per loro Regione Lazio e associazioni di categorie hanno stanziato una serie di strutture provvisorie che sono iniziate ad arrivare sul territorio. Ricoveri per mucche, pecore e maiali, e locali per il foraggio, per passare l’inverno, e attendere l’arrivo delle casette, e della bella stagione. Quando anche Accumoli, si spera, tornerà a vivere.