Si sta ampliando il Registro internazionale per le donne in gravidanza esposte al rischio di infezione da virus Zika, creato in agosto dal Centro ospedaliero universitario (Chuv) di Losanna, in Svizzera. A fine anno censisce già un centinaio di pazienti. Attualmente collaborano al Registro una trentina di persone fra ostetrici, infettivologi e pediatri, raccogliendo informazioni in una ventina di Paesi, riferisce all’agenzia di stampa elvetica Ats David Baud, capo del Servizio di ostetricia del Chuv. I dati arrivano soprattutto da Brasile, Colombia, Caraibi, Messico e Spagna, ma anche da Thailandia, Vietnam, Inghilterra e da New York negli Usa.
“C’è voluto del tempo, ma ora il Registro comincia a funzionare bene – sottolinea Baud – In molti Paesi, se si vogliono effettuare studi clinici, la raccolta di dati, anche anonimi, deve essere avallata da un comitato etico e ciò necessita di diverso tempo”. Al momento il Chuv sta seguendo 25 donne incinte che sono state esposte al virus in occasione di viaggi in zone a rischio. “Stanno tutte bene e la gravidanza procede come deve”, precisa l’esperto. All’inizio del 2017 i dati inseriti nel Registro “dovrebbero aumentare decisamente”, aggiunge, e si potrebbero avere a disposizione abbastanza rapidamente circa 300 casi per una prima analisi che permetta di capire meglio il virus e la sua propagazione.
Il Registro dovrebbe consentire agli specialisti di scoprire, per esempio, se Zika trasmesso per via sessuale comporta la stessa pericolosità del virus inoculato dalle zanzare Aedes aegypti. Diversi studi mostrano infatti che gli uomini infettati possono presentare alterazioni dello sperma. Un elemento rilevato anche negli animali, a volte associato a una riduzione dei testicoli. “L’impatto rischia di essere non trascurabile sulla popolazione mondiale – conclude Baud – dato che il 75% degli abitanti di certe zone dove Zika è endemico risulta infettato. Il Registro internazionale è quindi importante anche per seguire il fenomeno sul lungo periodo”.