Capodanno sotto lo smog a Pechino. Ieri, i valori delle polveri sottili Pm 2.5 hanno superato quota 500 microgrammi per metro cubo di aria, venti volte la soglia di sicurezza 25 microgrammi per metro cubo fissata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Oggi, la situazione sembra migliorata, ma rimane ancora critica: alle 18 ora locale, le 11 in Italia, la concentrazione di polveri sottili era pari a 284 microgrammi per metro cubo nell’aria della capitale cinese, dove l’inquinamento atmosferico è previsto di nuovo in crescita a partire da domani. Il calo dello smog ha favorito un ritorno alla normalità dei voli in partenza, dopo che diversi erano stati cancellati dai tabelloni degli aeroporti di Pechino e di Tianjin nel fine settimana a causa della coltre di smog. Altre 63 città del nord e del nord-est cinese, oltre alla capitale, hanno lanciato l’allerta contro lo smog: in alcune zone, le autorità hanno disposto la chiusura delle scuole e degli asili, come a Zhengzhou, nella Cina orientale. Anche oggi a Pechino il livello di allerta è arancio, il secondo più alto nella scala utilizzata per misurare il livello di pericolosità per la salute dello smog e continua il divieto di circolazione dei mezzi pesanti sulle autostrade.
La zona maggiormente colpita dallo smog è il nord-est, in particolare la provincia dello Hebei, che confina con la capitale, dove sono stati chiusi tratti autostradali per evitare l’aumento delle polveri con il traffico. Al fine di contrastare l’ondata di smog sono stati mandati ispettori nelle fabbriche più inquinanti per controllare i livelli di emissioni e il rispetto delle normative anti-smog: poco prima di Natale, il governo ha fatto pubblicamente i nomi delle aziende che non si sono attenute alle regole. Il problema dell’inquinamento, che secondo gli ultimi studi porta a oltre un milione di morti premature ogni anno in Cina riguarda tuttavia in generale il sistema di riscaldamenti delle abitazioni e degli stabili, ancora, in gran parte a carbone. Il combustibile fossile è infatti la prima fonte di approvvigionamento energetico della Cina, nonostante le autorità stiano cercando da anni di porre un freno all’uso di questa risorsa: l’ultima promessa in chiave anti-inquinamento arriva dalla provincia interna dello Shanxi, l’area dove si produce la maggiore quantità di carbone di tutta la Cina, che entro il 2020 punta a ridurre la produzione di un quinto rispetto ai livelli attuali.
Inquinamento oltre i livelli di guardia nel nord e nel centro della Cina. A causa delle nubi di smog che hanno creato gravi problemi di visibilità, le autorità sono state costrette a chiudere ampi tratti di almeno 30 autostrade e a cancellare numerosi voli. Per l’inquinamento, Pechino ha esteso per altri tre giorni l’allarme “arancione”, il secondo più grave nella scala utilizzata per misurare il fenomeno. La misura prevede che i camion non possano accedere al centro della città e che alcune fabbriche rimangano chiuse. Il livello di particelle pericolose presenti nell’aria è superiore ai 300 microgrammi per metro cubo, 12 volte il limite raccomandato a livello internazionale. In altre 25 città cinesi, durante il weekend il livello di allarme è invece scattato sul “rosso”, il grado più alto. Nel corso dell’ultima emergenza SMOG in Cina, i livelli di allarme sono durati per due settimane, causando disagi a oltre 460 milioni di persone.